OGM senza rischi

imagesO56R10RYUno degli argomenti più dibattuti in ambito non solo scientifico, è rappresentato dagli OGM.

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intende soltanto gli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di bioingegneria genetica.

Non sono considerati “organismi geneticamente modificati” tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi spontanei (modificazioni e trasferimenti di materiale genetico avvengono infatti in natura in molteplici occasioni e tali processi sono all’origine della diversità della vita sulla terra), o indotti dall’uomo tramite altre tecniche che non sono incluse nella definizione data dalla normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici).

Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un organismo vivente che possiede un patrimonio genetico modificato artificialmente tramite tecniche che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici. Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici: i due termini non sono sinonimi in quanto il termine transgenesi si riferisce all’inserimento, nel genoma di un dato organismo, di geni provenienti da un organismo di specie diversa.

Sono invece definiti OGM anche quegli organismi che risultano da modificazioni che non prevedono l’inserimento di alcun gene (es. sono OGM anche gli organismi dal cui genoma sono stati tolti dei geni), così come gli organismi in cui il materiale genetico inserito proviene da un organismo “donatore” della stessa specie. In questo secondo caso alcuni studiosi parlano di organismi cisgenici. La tecnica in questione si chiama “miglioramento genetico assistito da marcatori molecolari e la cisgenesi” (MGAMMC), per velocizzare il lento progresso del breeding ed è pronta ad introdurre piante cisgeniche nel mercato.

Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973, da ricercatori americani che, grazie all’uso combinato delle nuove tecniche di biologia molecolare che si stavano sviluppando in diversi laboratori, come l’uso dell’enzima ligasi (1967), degli enzimi di restrizione e della trasformazione batterica (1970-72), riuscirono per primi a clonare un gene di rana all’interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che era possibile trasferire materiale genetico da un organismo ad un altro, tramite l’utilizzo di vettori plasmidici in grado di autoreplicarsi, abbattendo di fatto le barriere specie-specifiche.

Questi risultati ebbero un tale impatto da indurre la comunità scientifica ad autoimporre nel 1974 una moratoria internazionale sull’uso della tecnica del DNA ricombinante per valutare la nuova tecnologia ed i suoi possibili rischi. L’anno successivo fu la Conferenza di Asilomar, tenutasi a Pacific Grove (California) a concludere che gli esperimenti sul DNA ricombinante potessero procedere a patto che rispettassero severe linee guida, poi redatte dai National Institutes of Health (NIH) ed accettate da tutta la comunità scientifica.

Queste linee guida, pubblicate per la prima volta nel 1976 e successivamente aggiornate, sono tuttora seguite dai laboratori che effettuano esperimenti di trasformazione genica. Ciò dimostra che la comunità scientifica è sempre stata attenta agli aspetti etici della ricerca, lontana dalla logica di profitto che interessa le multinazionali produttrici di prodotti OGM.

Fino ad oggi non vi è alcuna evidenza scientifica che dimostri la potenziale pericolosità degli OGM; anzi di recente è stato realizzato un ceppo di batteri OGM di Escherichia coli che sopravvive solo se nutrito con un amminoacido artificiale che non esiste in natura e che lo rende pertanto ancora più controllabile perché incapace di vita autonoma. L’amminoacido aggiuntivo è stato inserito in punti specifici in modo da non compromettere la funzione delle proteine essenziali in cui esso è inserito. In assenza di questo amminoacido, la sintesi delle proteine essenziali si blocca e i batteri muoiono.

Questo artificio agisce da ulteriore controllo e barriera contro la dispersione nell’ambiente, ma questi batteri potrebbero essere utilizzati anche per usi che vanno dal biorisanamento con batteri di siti inquinati, alla lotta alla malaria con zanzare modificate, adattando la strategia ad altri organismi.

 

Roberto Dominici

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