Di Francesca Fumagalli
Con la nomina di Paolo Gentiloni a Commissario europeo agli Affari economici e monetari dello scorso 10 settembre, l’Italia dal ruolo di controllata speciale si cala ora nei panni di controllore.
La fiducia riposta da Ursula von der Leyen nel nostro Paese è dunque grande, come grandi sono le responsabilità che ne conseguono. Il Dialogo di Monza si confronta con l’Onorevole Patrizia Toia, parlamentare europea dal 2004 e parte del Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici (S&D) dal 2009, in merito alle future sfide del neo commissario.
Per la prima volta il commissario all’Economia sarà affiancato da un vicepresidente esecutivo, l’ex primo ministro lettone Valdis Dombrovskis, noto per il suo rigore in merito alla legge di bilancio. Sarà sufficiente perché Gentiloni possa superare l’avversione iniziale dei Paesi del Nord in merito alla sua nomina come incaricato?
«In realtà, l’idea di affiancare al commissario agli Affari economici un vicepresidente risale alla Commissione Juncker, in cui Valdis Dombrovskis già aveva la supervisione sull’attività del commissario socialista francese Pierre Moscovici, sempre agli Affari economici. L’unico cambiamento di questa legislatura è il rafforzamento dei poteri dei vicepresidenti esecutivi, i quali ora possono interagire direttamente con alcune direzioni della Commissione, senza avere altri commissari come intermediari. Il dato di fondo però non cambia: i Paesi del Nord hanno dato fiducia a Gentiloni, all’Italia e al Partito Democratico sulla gestione di uno dei portafogli più delicati della Commissione. Per noi è un successo senza precedenti e un’ottima base per iniziare una legislatura di riforme.»
Possiamo aspettarci una collaborazione proficua tra Gentiloni e il nuovo Ministro dell’Economia Gualtieri, entrambi PD? Se si, quali saranno gli obiettivi primari da raggiungere insieme?
«Direi che la collaborazione proficua tra Gentiloni e Gualtieri la possiamo dare per scontata. Non solo perché entrambi PD, ma perché nei rispettivi ruoli che hanno ricoperto hanno già dato prova di saper lavorare su un più vasto orizzonte europeo, e non solo italiano, cosa che è valsa loro la stima e la fiducia di cui godono in tutte le capitali del Continente.»
Quale direzione pensa prenderà il neo commissario rispetto al suo predecessore Moscovici? Verrà abbandonato il rigore dei conti della Austerità, essendoci ora la consapevolezza che questa severità possa aver contribuito a diffondere il populismo?
«Già Moscovici ha lavorato efficacemente per superare i dogmi dell’austerità e dobbiamo anche a lui se l’Italia ha ottenuto la flessibilità di bilancio nel 2015 e se poi, più recentemente, ha scampato il rischio di procedura di infrazione. Gentiloni ha già annunciato di voler continuare a cambiare la direzione della governance economica europea, impegnandosi per essere più incisivo del suo predecessore. Ci troviamo, infatti, difronte ad una nuova dinamicità della congiuntura economica ed è maturata la consapevolezza politica dei nostri partner europei sulla necessità di una politica più orientata alla crescita.»
Ci sarà una maggiore condivisione del debito e il varo degli eurobond?
«La condivisione del debito resta un tabù a livello europeo ed è difficile fare previsioni su come evolverà il dibattito sulla riforma del Patto di Crescita e Stabilità. Io penso che sarebbe utile se si tornasse a discutere di ipotesi interessanti sui debiti come quella del Fondo di Redenzione, in cui a determinate condizioni si condivide a livello europeo la parte del debito eccedente il 60%. Quanto agli eurobond per ora sarebbe già un grande successo se venissero varati per fare investimenti comuni, senza dover far sempre affidamento ai pochi fondi a disposizione della Commissione come è stato per il Piano Juncker per gli investimenti.»
Nella lettera di missione al nuovo commissario per l’economia, Ursula Von der Leyen sembra essere disponibile ad accettare un deficit al 2-3% del Pil per l’Italia in cambio di un impegno nell’investire nei tribunali delle imprese e nel facilitare le imprese al rinnovamento tecnologico e all’assunzione di giovani qualificati. Le sembrano obiettivi raggiungibili e in linea con il piano di governo italiano?
«Al momento è presto per ipotizzare cifre e accordi europei. Su questo sta ancora lavorando il ministro Gualtieri. In ogni caso ci sono le condizioni per varare una manovra equilibrata e di ottenere dalla Commissione un giudizio lungimirante.»
Infine, quale augurio si sente di rivolgere a Paolo Gentiloni?
«Quello di essere un buon commissario all’Economia per tutti gli europei, non solo per gli italiani.»