Paola Colombo Svevo: il NOI della buona politica

di Francesca Radaelli

Una donna che ha lasciato il segno, puntando su collaborazione e competenza. Parte da Maria Paola Colombo Svevo e dalla sua azione politica il ciclo di incontri ‘Donne per i nostri giorni’, promossi da Caritas di Monza e dalla Fondazione Monza Insieme, in collaborazione anche con Il Dialogo di Monza – la provocazione del bene.

“Il papa in occasione della Giornata del Migrante ci invita ad allargare il noi”, ha ricordato don Augusto Panzeri della Caritas di Monza aprendo la serata di lunedì 27 settembre. “Mi piacerebbe che potessimo aiutare a costruire questo ‘noi’ che allargandosi superi i confini che ci separano dagli ‘altri’. E guardare al futuro con uno sguardo nuovo”.

Cominciando da Maria Paola Colombo Svevo, una donna che ha cercato nella vita pubblica uno strumento di emancipazione e di cambiamento, come ha evidenziato Fabrizio Annaro ripercorrendo le tappe della sua vita, che si è svolta tra azione politica e volontariato, come raccontato nel libro Maria Paola Colombo Svevo: una cattolica democratica libera e forte di Maria Chiara Mattesini. L’inizio della carriera politica proprio a Monza negli anni Settanta. Quindi l’esperienza in Regione Lombardia, come assessore ai Servizi Sociali, e l’attuazione del primo piano regionale dei servizi socio-assistenziali. Poi l’incarico di senatrice a Roma e il lavoro per le leggi sul volontariato e cooperazione sociale. Nel 1994 l’elezione al parlamento europeo, che la vedrà due anni più tardi relatrice della risoluzione sulla lotta alla tratta.

“Il tema socio sanitario, la parità e la tratta sono i tre grandi temi chiave dell’azione politica di Maria Paola. E i tre elementi cardine della sua eredità politica”, sottolinea Fabrizio Annaro, introducendo l’incontro.

Maria Paola Colombo Svevo interviene al Parlamento europeo

Il video di uno dei discorsi di Maria Paola al Parlamento europeo mostra anche qualcos’altro: uno stile e un metodo che sembrano lontanissimi dalla politica ‘urlata’ di oggi. Un metodo fatto di competenza, determinazione e apertura al dialogo, anche con i deputati di altri partiti. Sono queste le caratteristiche di Maria Paola Colombo Svevo ricorrenti nei racconti delle persone che prendono la parola nel corso dell’incontro.

La politica della collaborazione e del dialogo

Alessia Mosca

Alessia Mosca, ex europarlamentare, ne mette in luce “la capacità di essere una Maestra, una guida sempre presente per me, su cui sapevo di poter contare costantemente. Mi ha trasmesso quelli che sono diventati i due capisaldi della mia azione politica: l’amore per le istituzioni europee e le battaglie per la parità di genere, il riconoscimento della posizione delle donne”. Sempre nel segno di una collaborazione trasversale. “Lavorava per seminare le sue idee in modo che potessero espandere il loro raggio di azione. Ci sono battaglie che riguardano tutte le donne per cui è necessario lavorare anche insieme a chi appartiene a un movimento politico diverso, con il comune obiettivo del progresso della società”.

Una concezione della dialettica politica che non sia solo scontro ma anche incontro. E che oggi spesso appare troppo difficile da perseguire.

Sanità e Sociale: una visione anticipatrice e moderna

Liviana Marelli

Sul contributo di Maria Paola Colombo Svevo alla riforma del sistema sociosanitario lombardo si sofferma Liviana Marelli, presidente Cooperativa La Grande Casa che ricorda Maria Paola come “una persona estremamente attenta e competente”: “La sua visione politica era improntata a una modalità pragmatica, alla ricerca della strada concreta, di azioni che avessero un impatto sulla quotidianità. L’obiettivo era quello di ‘sortirne insieme’”.

Maria Paola fu antesignana sotto molti aspetti. “Aveva una concezione della ‘salute’ precorritrice di quella attuale dell’OMS: salute come benessere fisico e sociale, non solo assenza di malattia”. Un approccio analogo alla sua visione politica: “Non la settorializzazione ma un’unicità e unitarietà della persona che oggi definiremmo olistica”. L’idea di partire dall’attenzione al luogo di vita delle persone: “Il sociale non come appendice del sanitario, ma come motore di sviluppo attraverso la cura delle comunità e l’inclusione”. Una concezione che conduce al passaggio dall’unità sanitaria all’unità socio sanitaria. E al primo piano regionale dei servizi socio assistenziale in Italia.

Ma anche al principio di sussidiarietà e alla possibilità per le realtà private della cooperazione di svolgere una funzione sociale complementare. “Un approccio che mostra una grande attenzione per il territorio e di cui si sente spesso la mancanza nella situazione attuale. Sono convinta”, conclude Liviana Marelli, “che anche oggi la parte sociale debba caratterizzare le case di comunità. Per continuare a costruire un ‘noi’ che sia sociale e insieme sanitario”.

La tratta delle donne: un tema che richiede coraggio

Se Maria Paola sosteneva che la misura delle democrazie fosse il numero delle donne nelle istituzioni e che l’inclusione e integrazione fossero la misura del grado di civiltà dell’Europa, il tema della tratta degli esseri umani rappresenta proprio il massimo della non inclusione, della non parità tra le persone. Lasciate le istituzioni Maria Paola si dedica al volontariato e fonda l’ associazione Irene che si confronta proprio con questi temi.

“Quest’anno compiamo trent’anni, nel corso dei quali abbiamo cercato di portare avanti, nel nostro piccolo, politiche di pari opportunità, di genere e in senso lato”, spiega la presidente Gabriella Merlo. “Paola ha affrontato questo tema in modo innanzitutto molto coraggioso. In Europa è molto complicato trovare una sintesi confrontandosi tra persone di culture diverse e modi di pensare diversi. Il tema della tratta è assolutamente divisivo. Paola lo ha fatto con coraggio, con la sua capacità di avere visioni strategiche. Con una determinazione unita a una grande passione”.

Gabriella Merlo

E il tema della tratta rimane ancora attuale. “Qualcosa è cambiato, ma non bisogna distogliere l’attenzione: altrimenti rischia di rimanere un tema sommerso nella sua crudele solitudine”.

Oggi, anche grazie all’opera di Maria Paola Colombo Svevo, abbiamo a disposizione una raccolta dati a livello europeo. Sappiamo che delle 14mila vittime registrate di tratta in Europa, il 72% sono donne e giovani ragazze. La maggior parte delle vittime sono a scopo di sfruttamento sessuale, in seconda battuta a scopo di sfruttamento lavorativo, poi accattonaggio, restante 10% per prelievo di organi.

Il 50% arriva da Paesi dell’Unione europea, per la maggior parte i trafficanti sono maschi e cittadini dell’Unione europea. Secondo l’ONU il traffico degli esseri umani è la seconda fonte economica dopo il traffico di droga.

“La risoluzione del 1996 ha dato al tema una sua dignità e autonomia per esser trattato. Per la prima volta i paesi UE hanno preso una posizione comune e la tratta è stata presentata come una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo”. In seguito alla risoluzione sono partiti i primi progetti europei sul tema. A Monza Liviana Marelli ricorda il primo intervento realizzato dall’associazione Irene, che ha coinvolto insieme le città di Monza e Napoli.

“Il coronamento del lavoro di Maria Paola è stata la direttiva del 2011 sul traffico degli esseri umani”, conclude Liviana Marelli. “Un traguardo determinante, che ha impegnato concretamente tutti gli stati europei. Uno strumento con cui gli stati membri hanno potuto iniziare a lavorare in autonomia. In Italia nel 2016 prende avvio il piano nazionale di azione contro la tratta. Insomma, il lavoro di Maria Paola ha messo il seme che ha permesso di attivare tante azioni”. Tra queste anche quelle dell’associazione Irene, che ha potuto per esempio attivare una serie di laboratori per insegnare un lavoro anche a persone che escono dal meccanismo della tratta.

“I nostri sforzi per realizzare una rete europea si sono poi concretizzati nella rete Arethusa, che ha messo insieme 18 paesi europei. Oggi tutte queste reti sono state convogliate in un portale web gestito dalla Commissione Europea. Anche oggi possiamo dire che Paola c’è. La sua presenza è in tutto quello che facciamo, nelle mille volte che la nominiamo”.

Da sinistra: Don Augusto Panzeri (in piedi), Fabrizio Annaro, Liviana Marelli, Gabriella Merlo.

Insomma, come sottolinea Fabrizio Annaro in conclusione, forse Maria Paola Colombo Svevo meriterebbe una rilevanza maggiore nella storia politica del nostro Paese. Come del resto tante leader femminili che non si ricordano come meriterebbero.

E alla fine della serata sembra quasi di averla conosciuta, questa donna coraggiosa e appassionata. “Proprio il coraggio e la passione le hanno dato un metodo di lavoro, le hanno permesso di entrare in percorsi non facili e attuali, con grande rispetto del territorio e delle diversità”, sottolinea in conclusione don Augusto, che richiama un episodio del Vangelo. “Giovanni dice a Gesù: ‘Abbiamo visto uno che scacciava i demoni e gliel’abbiamo impedito perché non è dei nostri, non appartiene a noi’. Troppo spesso”, rimarca don Augusto, “ci consideriamo gli unici detentori del bene, senza accorgerci che anche da un’altra parte può essere avvenuto qualcosa di buono. Nel metodo di Maria Paola c’è proprio questo guardare il bene delle persone anche al di fuori di casa propria”.

Un punto di partenza importante per iniziare a costruire un ‘noi’ allargato e nuovo.

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