È intervenuta anche Paola Maugeri all’edizione 2014 del Parolario, manifestazione che si tiene ogni anno nella cittadina comasca, in occasione della fiera del libro. Già da sabato 30 agosto sono innumerevoli gli ospiti che si sono susseguiti e che intratterranno il pubblico fino al prossimo 6 settembre.
Tra questi, anche lei, nota veejay, nonché giornalista musicale, con numerose interviste a rock star sulle spalle, conduttrice di un programma radiofonico su Virgin Radio. Dopo il successo del primo libro La mia vita a impatto zero (2012, Mondadori), sceglie di proporre a suon di rock, un manuale di ricette “non per rimpinzare lo stomaco, ma perché sia una guida, una fonte di consigli”.
Chiacchierando con Arianna Augustoni, Paola presenta la sua ultima composizione, Las Vegans edita quest’anno da Mondadori.
Percorrendo le pagine del suo libro, non si può che respirare quella consapevolezza a cui la madre faceva sempre riferimento: “Ogni volta che mi allaccio il grembiule e mi accingo a pulire le verdure, penso a una frase che un giorno, con il suo magnifico sorriso, mia madre mi disse: non pensi sia paradossale che facciamo più attenzione a ciò che indossiamo piuttosto che a ciò di cui ci nutriamo? Spendiamo per abiti di qualità e mangiamo cibo scadente di cui non conosciamo la provenienza! Forse, se curassimo il nostro ‘interno’ così come curiamo il nostro esterno, saremmo tutti più felici e ci ammaleremmo di meno. E sospirando aggiunse: «solo la consapevolezza può renderci liberi»”. E lei, la bambina che sognava di intervistare le più grandi rock star del secolo, aveva già preso la decisione di non mangiare più animali quando si sedeva a tavola. Catanese di origine, sono le corse di cavalli clandestine, che si svolgevano dietro casa, a condurla al rifiuto del cibo di origine animale. Ma la sua non è una scelta presa per essere alla moda, la sua è una di quelle motivate e maturate, studiate per l’appunto, una scelta rock.
“È paradossale –afferma la veejay- spendere molto per qualcosa che indossiamo e poco per ciò di cui dobbiamo nutrirci. Quando ci rechiamo in un posto e le persone notano quanto siamo splendenti e rimangono estasiate dall’aspetto esteriore, sicuramente non è per l’abito, perché quando noi ci sentiamo bene, basta veramente poco per trasmetterlo al mondo. Se noi imparassimo a curarci più nel profondo, tutto poi cambierebbe, tutto si tinge di un’aura nuova. L’ho sperimentato sulla mia vita, e visto in tutte quelle persone che tentano di adottare un po’ di consapevolezza in più”.
Spesso si pensa all’essere vegeteriani e vegani come a una moda, se fosse così per Paola sarebbere una di quelle tendenze meravigliose “perché dona gioia, consapevolezza e salute. È qualcosa che porta attraverso un percorso interiore interessante e costruttivo. Siamo la prima generazione di adulti che ha perso la concezione della filiera alimentare, quando uno comprende che acquistare prodotti fuori stagione fa male o quando scopre in che modo vengono sfruttate le bestie per produrre latte, o che la foresta amazzonica viene rasa al suolo per le coltivazioni di cereali per sfamare non le popolazioni, ma agli allevamenti bovini delle grandi catene di fast food, reagisce scegliendo questo regime alimentare. Mia madre non avrebbe mai comprato un pomodoro per il cenone di Natale o l’ananas da mettere in tavola per Pasqua. Non desidero imporre il mio pensiero volendo far diventare tutto il mondo vegano, né sostengo di smettere di mangiare carne o pesce, vorrei soltanto che si ricominciasse a mangiare con maggior consapevolezza, imparando ad assumere le quantità giuste, imparando a conoscere più profondamente questi alimenti. Aprirsi al mondo del vegetariano/vegano permette di sperimentare e a me piace appassionarmi e scoprire quanto ci sia di questa tradizione già insita nelle culture del mondo. Come il mangiare alghe: mia madre tornando dal mare quando ero piccola me le comprava e me le dava da spizzicare”.
E questo invito lo rivolge a tutti con delle ricette semplici, senza l’indicazione di dosi e di pesi specifici, per imparare ad avvertire i quantitativi necessari per ciascuno di noi, perchè ciascuno ha esigenze e gusti differenti. Ogni ricetta ha un suono di una canzone ben precisa. Oggigiorno laddove la musica fa da sovrana, ma a cui non viene conferito l’esatto valore, facendolo scemare nell’oblìo, viene opposto il richiamo a un’armonia tra ciò che mangiamo e ciò che ascoltiamo: “ecco perché la scelta di attribuire un determinato brano a un certo piatto è puramente emozionale. Ad esempio, ho associato la canzone Julia dei Beatles alle albondigas, ricetta che ho dedicato a mia madre. Mi ricordo quando mi preparava le polpette e il senso di colpa che ogni volta mi affliggeva, perché rifiutavo di ingerirle”.
Secondo Paola è necessario ricominciare a mangiare per scelta e non per abitudine. Poiché essere sazi non significa essere nutriti. Si deve ricominciare a scegliere quei cibi che ci sostengono nel profondo, per vivere poi in equilibrio. Dobbiamo imparare a riconoscere i segnali del nostro corpo. Dobbiamo porci domande, comprare con cura, conoscere e informarci sulla provenienza di ciò che stiamo per acquistare. Il termine nutrimento lo usiamo sempre accanto a qualcosa di veramente bello. Dovremmo ricominciare a usare questo termine, sentirci nutriti anziché sazi, nutrendoci e non saziandoci, sicuramente conduce a una scelta più libera, più consapevole e a impatto zero.
Chiara De Carli