di Simone Venditti
E’ terminata la settantunesima edizione del festival della canzone italiana. La più anomala, la più particolare, la più social. Senza pubblico, un cantante in smart-working per via della positività al coronovirus di un membro del suo staff (IRAMA), nessun ospite internazionale.
Un giudizio a caldo? Tendenzialmente negativo per quanto riguarda nel complesso lo spettacolo, abbastanza positivo per i cantanti in gara. La costante ed ingombrante presenza di Fiorello tra canzoni e sketch comici a lunghi tratti noiosi, Ibrahimovic il duro che fa la parodia di se stesso, i quadri di Achille Lauro enigmatici e criptici e la mancanza di grandi ospiti nazionali e internazionali (evitando di scongelare dal freezer della musica leggera italiana nomi del calibro di Fausto Leali, Marcella Bella, Riccardo Fogli e Paolo Vallesi) potrebbero aver inciso sul calo degli ascolti.
Ma Sanremo rimane la cassa di risonanza della musica italiana, e questo è il giudizio sincero e spensierato di un grande amante del festival. Buona lettura.
CLASSIFICA GENERALE E PAGELLONE:
- MANESKIN “Zitti e buoni”: voto 7.5. Vincono i Maneskin. Non è certo la classica canzone sanremese, anche se i bookmakers la davano tra le favorite. Vince il rock, un rock giovane che stravolge le gerarchie degli ascolti sui canali streaming on demand più diffusi, composti prevalentemente di trap, latin pop e indie pop. Nessuno li vuole paragonare ad Afterhours, Verdena e Marlene Kuntz, ma certamente danno una scossa al panorama musicale italiano attuale.
- FEDEZ & FRANCESCA MICHIELIN “Chiamami per nome”: voto 5.5. Pochi giorni prima che iniziasse la kermesse sanremese era tra i favoritissimi. La canzone radiofonica per eccellenza, senza infamia e senza lode. Una ballad d’amore che ha nella sua forza il ritornello, ma fine a sé stesso.
- ERMAL META “Un milione di cose da dirti”: voto 5. Personalmente deludente. Anche se sta riscuotendo un notevole successo tra il pubblico ed è stata apprezzata dalla giuria demoscopica, dalla sala stampa e dall’ orchestra nelle prime quattro giornate sanremesi, il cantautore di origini albanesi si è voluto conformare ai canoni stereotipati della canzone d’amore, “arruffianandosi” gli spettatori del festival.
- COLAPESCE & DIMARTINO “Musica leggerissima”: voto 8. La vera sorpresa: al primo ascolto ti entra in testa e la canticchi tutto il giorno, ritmo costante e travolgente, un bel testo su cui riflettere. E’ il messaggio che vogliono comunicare la vera forza di questo brano: la musica ci aiuta a superare i momenti più bui, ci circonda, è il trait d’union di tutti noi.
- IRAMA “La genesi del tuo colore”: voto 5. Ammetto la simpatia per essere cresciuto a Monza, ma questo non attenua i dubbi sulla sua canzone: una accozzaglia di ritmiche diverse (ritmi latini delle più banali hit estive, distorsioni vocali eccessive, musica dance/trance tutta da ballare poco coerente con quanto sentito prima) e un testo un po’ scontato. La voce c’è e l’interpretazione pure (come ha dimostrato nella cover di Guccini “Cyrano” eseguita giovedì), perché non sfruttarle al meglio?
- WILLIE PEYOTE “Mai dire mai”: voto 7.5. Un rapper diverso dagli altri, più sobrio e meno scenico, ma che porta una canzone molto interessante che critica il mondo hip hop ormai sempre più propenso a fare soldi e visualizzazioni, abbandonando i contenuti sociali a favore del trash, “schiavi dell’hype”. Il ritornello molto orecchiabile ne completa la riuscita di questa canzone. Da ascoltare e riascoltare.
- ANNALISA “Dieci”: voto 5.5. Ormai una presenza fissa del festival, sempre vicina alla vittoria. Questa è una canzone di Annalisa da Annalisa, il suo punto di forza non è certamente il testo ma la musica melodica e coinvolgente. Come detto per Irama, la voce è forte e potente, meriterebbe un contorno migliore.
- MADAME “Voce”: voto 8. La nuova leva dell’hip hop, lei giovanissima ma con una capacità di scrittura più matura rispetto ai suoi coetanei. Musica di Dardust (una certezza) che completa un brano di ottima fattura che avrà molto seguito. Autotune sì, ma con moderazione.
- ORIETTA BERTI “Quando ti sei innamorato”: voto 6.5. Nonostante i seri dubbi sulla presenza della Berti al festival, le sue esibizioni sono state più che sufficienti perché vocalmente perfette. Mai una sbavatura, mai una nota fuori posto: farà pur parte della “vecchia guardia”, ma sa come cantare ed interpretare la propria canzone, molto meglio di altri concorrenti. La canzone è più che discutibile, sarebbe stata perfetta cinquant’anni fa.
- ARISA “Potevi fare di più”: voto 5.5. Si Arisa, si poteva fare di più. La voce sempre emozionante, ma nel complesso si rientra nel cliché sanremese. Il testo e le musiche di Gigi D’Alessio non aiutano ad uscirne fuori.
- LA RAPPRESENTANTE DI LISTA “Amare”: voto 7. Bravissimi. Una strabiliante presenza scenica, lei ha una voce dirompente e il brano è piacevolissimo. Raramente durante Sanremo la versione dal vivo supera quella registrata in studio, questo è uno di quei pochi casi.
- EXTRALISCIO & DAVIDE TOFFOLO “Bianca luce nera”: voto 7. Può il frontman di un gruppo punk rock (Tre Allegri Ragazzi Morti) affiancare una band di musica liscio da balera romagnola? Strano ma vero, la risposta è si. E che risultato! A dir poco esaltanti: un ritmo incalzante, il testo eclettico, un mix di elementi così diversi l’uno con l’altro, ma un lavoro riuscito egregiamente.
- LO STATO SOCIALE “Combat Pop”: voto 6.5. Più ascolti questo brano e più ti conquista. Inizialmente dubitavo della sua efficacia (la prima performance esibita al festival, caotica e disordinata, non ha certo agevolato il compito), ma poi risentendola si evince un testo incisivo ed ironico contro la società attuale, in linea con gli standard dello Stato Sociale. Molto gradevole all’ascolto.
- NOEMI “Glicine”: voto 5.5. Il mio giudizio è simile a quanto detto per Arisa: timbro vocale stupendo, brano in linea con gli standard sanremesi.
- MALIKA AYANE “Ti piaci così”: voto 6. Malika è sempre stata un’artista raffinata ed elegante in possesso di una voce molto unica e a tratti sensuale. In questo festival si è voluta cimentare in un mondo più pop, che non è propriamente nelle sue corde. Risultato sufficiente, ma non esaltante.
- FULMINACCI “Santa Marinella”: voto 6. Vincitore della Targa Tenco come opera prima nel 2019, è uno dei cantautori emergenti della scena musicale italiana. Le aspettative dopo il suo primo album “La vita veramente” erano molto alte e non sono state totalmente rispettate, ma sicuramente ha un bell’avvenire davanti a sé.
- MAX GAZZE’ “Il farmacista”: voto 5. Una canzone divertente e senza pretese, come lo stesso cantautore romano la descrive, ma che ricorderemo prevalentemente per l’abbigliamento e le scenografie messe in scena durante la kermesse sanremese che per il brano stesso.
- FASMA “Parlami”: voto 4. Una copia di Ultimo che usa in modo spropositato ed a tratti indisponente l’autotune. L’idea del hip hop con contaminazioni rock non è disprezzabile, ma eseguito in questo modo è stucchevole.
- GAIA “Cuore amaro”: voto 5. Ragazza italo-brasiliana vincitrice di Amici 2020, voce suadente e ottima presenza scenica ma il brano presentato a Sanremo risulta piatto, una ballad a tinte sudamericane che assomiglia molto al singolo di Elettra Lamborghini portato a Sanremo l’anno scorso (interpretato ovviamente meglio).
- COMA_COSE “Fiamme negli occhi”: voto 6.5. Rappresentano al meglio l’indie pop in tutte le sue sfaccettature, una dolce canzone d’amore che sarà un bel successo radiofonico. Sul palco, intesa perfetta.
- GHEMON “Momento perfetto”: voto 6. La sua voce è grintosa, frizzante e molto black. La sua continua voglia di sperimentazione lo porta a scelte particolari come questo brano, insolita se si pensa ai suoi inizi di carriera. La mancanza di una identità ben definita e precisa può essere la causa di questa posizione in classifica.
- FRANCESCO RENGA “Quando trovo te”: voto 4. Poco da dire, i tempi dei Timoria e dei primi esordi da solista sono un lontanissimo ricordo.
- GIO EVAN “Arnica”: voto 4. Inconsistente ed incolore. Ventitreesimo posto più che giustificato.
- BUGO “E invece si”: voto 4. Comprendo la voglia di riscatto di Bugo dopo quanto accaduto con Morgan la scorsa edizione ed è apprezzabile la sua convinzione in quello che canta, ma il problema è semplicemente solo uno: la voce. Purtroppo non è intonato, e cercare di imitare Battisti non agevola il compito.
- AIELLO “Ora”: voto 4.5. Grinta da vendere ma la canzone non ingrana. Lo ricorderemo per i suoi scatti di rabbia durante l’esibizione. Ancora da comprendere l’accostamento “sesso-ibuprofene” citato nel testo.
- RANDOM “Torno a te”: voto 3. Per la prima volta, in tutti questi anni che seguo il festival, mai sono stato così d’accordo sull’ultima posizione in classifica. Brano orribile, cantato peggio.