di Francesca Radaelli
Che cosa farebbe una moglie se il marito perdesse la memoria di punto in bianco? Se lui le chiedesse di raccontargli che tipo di compagno è stato, resisterebbe alla tentazione di reinventare da capo la storia del proprio matrimonio, eliminando incomprensioni, tradimenti e bugie? E se l’amnesia improvvisa si rivelasse solo una finzione, per smascherare le menzogne dell’altra ma, in fondo, anche per cercare di comprenderne meglio i desideri e le sofferenze.
E’ un succedersi continuo di inganni, finzioni, bugie e svelamenti improvvisi quello che va in scena in Piccoli crimini coniugali, lo spettacolo in cartellone al Teatro Manzoni di Monza fino a domenica 4 febbraio. Tratto dal testo del drammaturgo francese contemporaneo Eric Emmanuel Schmitt e diretto da Michele Placido, vede quest’ultimo nella parte di Marco Franciosi, scrittore di gialli che in seguito a un incidente domestico si trova privato della memoria del proprio passato, mentre la moglie Lisa, interpretata da Anna Bonaiuto, cerca di fargliela tornare, conducendolo nel loro appartamento e raccontandogli della loro vita di coppia felice e di lungo corso.
Ma sin da subito qualcosa appare stonato, nei dialoghi e negli scambi di battute tra i due. Perché nelle parole della moglie il marito smemorato viene descritto, in modo così idealizzato, come una sorta di compagno ideale, fedelissimo e sempre intento al lavoro di scrittore, passionale ma anche disposto ad accompagnarla pomeriggi interi a fare compere? E perché il marito smemorato non sembra convinto della dinamica dell’incidente che ha provocato l’amnesia?
Di parola in parola, tra detto e non detto, il quadro di matrimonio felice e idilliaco costruito inizialmente da Lisa finisce per sgretolarsi e, anche grazie alle bugie che i due si raccontano, sulle circostanze che hanno portato all’incidente riferite da Lisa e sulla stessa capacità di Marco di ricordare la propria vita passata (si scoprirà infatti che l’amnesia del protagonista non è altro che un bluff), emerge gradualmente la verità. Non solo quella relativa ai tradimenti dell’uno e alle debolezze segrete dell’altra – che conserva ben nascoste dietro i libri del marito le bottiglie di whisky in cui si rifugia durante le scappatelle del compagno). Ma anche e soprattutto la verità sui sentimenti reciproci, una verità che sta oltre le finzioni e i silenzi di un rapporto che, nonostante tutto, li tiene avvinti irrimediabilmente l’uno all’altra.
Il progressivo svelamento di questa verità, che condurrà a un riavvicinamento di cui i due scopriranno di non potere fare a meno, si mette in moto a partire da un libro, scritto dallo stesso Marco anni prima e dedicato alla moglie, dal titolo Piccoli crimini coniugali. In cui lo scrittore sosteneva che la vita di coppia altro non è che un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno. Ma di cui in fondo, almeno per i due protagonisti, è molto difficile fare a meno…
Uno spettacolo dal gusto dolce amaro, che fa ridere e talvolta rabbrividire, fatto di continui ribaltamenti, scoperte inaspettate, rivelazioni che cambiano tutte le carte in tavola e svelano lati inediti dei due protagonisti, interpretati da due ottimi Placido e Bonaiuto. Molto bravi nel mettere in scena la difficoltà di comunicare e dirsi la verità, dopo essersi nascosti l’uno dall’altra per così tanto tempo, pur vivendo sotto lo stesso tetto. Per scoprire la verità, a volte, occorre fingere un’amnesia…