Piccolo divertimento semiserio di fine anno

di Marco Riboldi

Venditore: buongiorno signor Giacomo, anche lei al mercato oggi?

Giacomo: accompagno il mio amico francese, il signor Blaise; cosa si vende oggi sul suo banchetto?

Venditore: calendari, calendari per l’anno nuovo, all’uso di un tempo, quando li chiamavano lunar o almanacchi: indicazioni, consigli per il campo e per la casa, tutto quel che serve. Ne volete?

Giacomo : ma cosa ne dice: sarà felice il nuovo anno?

Venditore: certamente!

Giacomo : come l’anno passato?

Venditore: molto di più!

Giacomo : come quello prima?

Venditore: meglio, meglio

Giacomo: allora come quale? Le piacerebbe che il prossimo anno fosse come uno di quelli trascorsi?

Venditore: no, signor Giacomo, non vorrei

Giacomo: curioso! Da quanti anni vende calendari, almanacchi e lunari?

Venditore: almeno venti

Giacomo : e non vorrebbe che il nuovo anno fosse uguale a qualcuno di questi venti? Non si ricorda di un anno particolarmente felice, da imitare?

Venditore: in verità direi di no

Giacomo : non vorrebbe tornar indietro di vent’anni e ripeterli?

Venditore: come no? se Dio lo volesse!

Giacomo: però non vorrebbe riviverli uguali uguali

Venditore: quello no

Giacomo : e che vita vorrebbe fare? La mia, quella di un ricco, di un potente, di un re? O non crede che il ricco, il potente, il re risponderebbero anch’essi “non uguale uguale” ? Insomma che nessuno tornerebbe indietro se dovesse rifare la stessa vita uguale uguale?

Venditore: ne sono convinto anch’io; ecco, vorrei rifare una vita così, come Dio me la vuol mandare, senza altri patti  

Giacomo: insomma una vita a caso, senza sapere altro, come non si sa nulla del nuovo anno?

Venditore: esatto

Giacomo: tutti vorrebbero questo: ma allora vuol dire che nessuno è proprio contento della vita  trascorsa, ma vorrebbe viverne un’altra. Insomma la vita è bella, ma non la vita che si  conosce, ma quella che non si conosce, non la vita passata, ma quella futura…quindi crediamo che con l’anno nuovo si ricominci e che il destino comincerà a trattar bene lei  e me e tutti. Giusto?

Venditore: Speriamo così!

Giacomo: e va bene; dammi il tuo almanacco più bello e uno anche per il mio amico francese Blaise, che anche a lui l’anno nuovo porti bene!

Blaise:  ecco il tuo sbaglio Giacomo. Se noi puntiamo solo al futuro non viviamo davvero, ma  speriamo di vivere. E puntando sempre ad essere felici domani, non lo saremo mai, ma perché facendo così teniamo nel nostro orizzonte esclusivamente la felicità che si può trovare su questa terra.

Lo avrete riconosciuto tutti: è il rifacimento molto, molto libero del “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere” dalle “Operette morali “ di Giacomo Leopardi.

La sua amara considerazione (che in altro scritto sintetizza così: “l’uomo è sempre inclinato e necessitato a sostenersi del ben futuro, così come egli é sempre malissimo soddisfatto del ben presente” ne “Il Parini ovvero della Gloria”) non mi convince.

Ho così preso in prestito la saggezza di un altro autore, per altro non particolarmente ottimista, Blaise Pascal (citando un po’ modificato un passo dei “Pensieri”), per dire che, anche se avesse ragione Leopardi nel suo pessimismo sulla condizione umana (cosa che non credo), la fede illumina diversamente le sorti dell’uomo.

Ovviamente Blaise Pascal non è presente nel dialogo originale.   E BUON ANNO A TUTTI.

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