di Francesca Radaelli
L’acqua scura del Naviglio si riempie di barchette di carta. Scivolano ondeggiando, trascinate dalla stessa corrente. Bianche. Leggere. Precarie.
La darsena di Milano è il punto di arrivo della Marcia delle donne e degli uomini scalzi, partiti dalla stazione di Porta Genova. Donne e uomini che ieri sera nella città di Expo, così come a Venezia e in tanti altri luoghi d’Italia, hanno voluto testimoniare la propria vicinanza alle tantissime famiglie che in questi giorni stanno percorrendo un cammino disperato attraverso le strade d’Europa. A piedi, in treno, sui camion. In fuga dalle ingiustizie, militari ed economiche, dei paesi in cui hanno sempre vissuto. Privi di tutto, aggrappati a fragili speranze.
Una marcia, quella di ieri, che è approdata fino al cuore della Mostra di Arte Cinematografica di Venezia, alla vigilia della giornata di premiazione conclusiva. Ma non solo lì. Da Bergamo a Roma l’iniziativa, il cui manifesto nei giorni scorsi è stato diffuso a colpi di condivisioni sui social network, ha coinvolto e mobilitato centinaia di migliaia di persone lungo tutta la penisola, persone di tutte le età che hanno deciso di compiere il gesto simbolico di togliersi le scarpe e camminare.
‘Io scelgo’ si leggeva ieri, a Milano, sulle loro magliette blu. Scelgo di stare dalla parte di chi si spoglia della propria identità per poterne trovare un’altra. Di dare asilo e rifugio a chi scappa da guerre e discriminazioni. Perché anche se questo non risolverà tutti i problemi, non è certo da respingimenti e rifiuti che si può partire per costruire pace e libertà. Camminano insieme per chiedere corridoi umanitari, un sistema di asilo europeo, accoglienza degna e rispettosa.
Piedi scalzi di bambini che stringono in mano, fieri, la loro barchetta di carta. Di anziani partigiani, di adolescenti con i capelli colorati. E poi il mondo del volontariato, da Emergency alle piccole scuole di italiano, le associazioni religiose. Non tutti con le scarpe in mano, a dire il vero. Ma ognuno in mano ha una barchetta bianca che una volta era un foglio di carta. Ognuno, giunto in riva alla darsena, la affida all’acqua. E la segue con lo sguardo scivolare sulla corrente, in mezzo alle altre. Bianca, leggera, precaria. Come i sogni e le vite di chi si mette in cammino per le strade accidentate del mondo.
Francesca Radaelli