di Alessandro Porto
Non scrivo da molto in questa splendida sede, causa gli innumerevoli avvenimenti che mi hanno travolto. Tutti i miei desideri, anzi, tutti tranne uno che non vi dirò, si sono realizzati improvvisamente, affogandomi. Sono affogato nei miei sogni, come al solito. Ma ora eccomi qui. Vi sono mancato, vero? No. Fa niente. Gli impegni che mi hanno tanto assorbito sono stati la pubblicazione del mio primo libro, Mezzi Racconti di un Mezzo Artista e i PoetrySlams. Oggi ho intenzione di parlarvi di questi ultimi, dato che sono ancora troppo poco conosciuti e rappresentano invece l’ultima, unica, frontiera della poesia italiana.
Nel nostro paese, com’è risaputo, la poesia non vende o comunque vende poco, causa la qualità della poesia prodotta e proposta al mercato. La poesia ritenuta tale dalla critica, attualmente, è la poesia prodotta, scambiata e venduta nei circoli letterari. In questi circoli si trovano persone dai 50 anni in su che si elogiano reciprocamente ed elogiano se stessi, realizzando concorsi nei quali sentenziano già i vincitori e, cosa peggiore, scrivono sempre le stesse identiche cose. I risultati di questi mirabolanti autori sono versi del tipo:
“Amo il sole
irradiante luce universale
che riempie i cuori
di luminosa armonia
di voli pindarici
d’emozioni rilucenti.”
Il problema è che lo spessore di tali componimenti è appunto questo, ma durano ben più di sei versi! So queste cose poiché, mio malgrado, mi ritrovai un annetto fa in alcuni circoli di questo tipo.
Torniamo alla poesia vera. Nata come forma di intrattenimento orale, spesso come accompagnamento in banchetti e simposi, nel nuovo secolo ha però perso questa sua natura, rilegandosi in ambiti accademici ed elitari. Fortunatamente, contro questa tristissima perdita di poesia da parte della poesia stessa, si è schierato un manipolo ben numeroso di poeti, gli eroi di cui avevamo bisogno.
Ed ecco il PoetrySlam: un palco, un microfono e diversi poeti che competono tra loro a colpi di versi, lasciando ad una giuria popolare la sentenza definitiva sul migliore. L’unica vincitrice è sempre e solo la poesia. Ho sentito poesie di ogni tipo, una più bella dall’altra, emozionanti, divertenti, irriverenti o letteralmente geniali e su quel palco ho visto poeti, rapper, parolieri, cantanti o semplici avventurieri.
Ad organizzare questi eventi è la LIPS (Lega Italiana Poetry Slam), diramata su tutto il territorio nazionale, che vanta numerosi abilissimi MC, ovvero gli showmen dei PoetrySlams. Sono stato introdotto in questa meravigliosa realtà da Davide Passoni, uno dei più attivi e in gamba MC della Brianza ed ho avuto molta fortuna. Mi sono presentato al primo evento senza neppure sapere come funzionasse ed ho vinto. La dea bendata mi ha accompagnato fino all’ultimo PoetrySlam, la finale regionale del campionato nazionale. L’ultima tappa è stata, per me, un totale fiasco ma mi sono comunque aggiudicato il titolo di campione Under20 regionale. Cosa più importante ho conosciuto poeti davvero in gamba, quali l’MC Paolo Agrati o lo slammer Emanuele Ingrosso e sono entrato in contatto con stili molto differenti, godendomi performance letterarie di ogni tipo.
E qui ho assaggiato la vera poesia, la poesia decantata, declamata, che intrattiene, diverte ed emoziona. La scena poetica underground, di cui i PoetrySlams sono massima espressione, è viva e vegeta, pulsante, ardita e l’Italia pullula di veri poeti che, sotto le stelle, in una biblioteca o tra i campi, combattono a suon di suoni, rime ed assonanze.
“Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro, ma ubriacatevi.” (Baudelaire)