Primo Maggio, all you can work

lavoro-1maggioPer molti anni la festa del lavoro ha avuto una ragione certa, indiscutibile e nobile. Il giorno dell’anno deputato a lodare i lavoratori tutti e le loro opere aveva il sapore di una festa nazionale vera e sentita. Sentirsi parte di una massa chiara e distinta di persone che, ciascuno nel proprio ruolo, concorreva a far crescere e nobilitare la nazione, il bene comune e il concetto stesso di impegno, risultava motivo di orgoglio personale e, appunto, nazionale. Perfino lo scontro sociale in quel giorno assumeva i contorni di una tregua. Impiegati, quadri, operai, dirigenti e professionisti potevano fronteggiarsi sulle condizioni di lavoro, sul salario, sui privilegi di questa e quella categoria: nessuno a dubitare sul valore della festa, sul rispetto sacrale del tema stesso. Il lavoro chiama libertà, emancipazione, costituzione, valore assoluto.

Era quello il tempo in cui lavorare era cosa tanto scontata quanto semplice da intendersi, professioni e carriere vivevano di certezze qualche volta perfino generazionali. Operai a fare gli operai (Al massimo specializzati), impiegati da cravatta, segretarie da stenografia, bancari da sportello, ingegneri pochi e rispettabili, dottori a curare mutuati e così via. Chi iniziava era detto “Apprendista” (E perfino lui ne capiva il senso); seguiva poi qualche “promozione “ e, come nelle favole, intorno ai cinquant’anni si diventava capo ufficio o maestro del lavoro, pronto a passar l’esperienza acquisita ai nuovi arrivati che spesso erano parenti stretti.

Venne poi un tempo liquido e un linguaggio sciolto fatto di sigle, acronimi, norme, procedure, tecnologie autogeneratrici di se stesse, un’accelerazione da jet supersonico verso il nuovo mondo abitato da individui nuovi seguaci di nuove religioni del lavoro. Dogmi da marketing comunicazione globale social communication, network e global service, core business e mission. I nuovi sacerdoti hanno liturgie tecnologiche e si chiamano fra loro: Financial Officer, Human Resourcer, Senior Partner, Network Operation Manager etc.

Inversamente proporzionali alle sigle e alle qualifiche le opportunità però diminuiscono. Delocalizzazione, globalizzazione e nuovi mercati sono parole nemmeno più tanto nuove ma ugualmente cariche tanto di opportunità quanto di sventure. Insomma: la solita ruota che gira, solo sempre più in fretta.

Occorre forse farsene anche una ragione, tutto cambia e solo la storia ci dirà se in meglio o in peggio. Certo è che, come la lingua, il paesaggio e la cultura anche il lavorare ha subito un cambiamento radicale e profondo. Ancora di più le carriere professionali e le loro prospettive di modi e tempi lavorativi. Il futuro di Operai, Impiegati e artigiani , categorie superate o forse solo ri-nominate, sarà legato all’energia dei giovani. A loro il compito e il dovere di inventare il nuovo mondo, il nuovo lavorare.

A questo punto, se la Festa del lavoro sembra aver perso la sacralità di cui era fatta, facciamola coincidere con la Festa dei giovani (che manca): suggerirebbe a tutti una speranza. ALL YOU CAN WORK.

Enzo Biffi

image_pdfVersione stampabile