di Luigi Losa
L’altra sera, mercoledì, ero a Sulbiate, piccolo quanto vivace centro del Vimercatese, per un dibattito promosso dalla Comunità pastorale Regina degli Apostoli (ne fanno parte anche le parrocchie di Aicurzio e Bernareggio) ed è guidata da un prete straordinario, don Luca Raimondi che è stato anche a Desio (e ancora lo rimpiangono).
Da anni organizzano ‘Volontariamo’, iniziativa che mette insieme le tante, davvero tante, associazioni e gruppi del territorio.
Quest’anno hanno proposto una serata su ‘Bisogni materiali e spirituali: quali prospettive in tempo di crisi?’ con don Chino Pezzoli, uno dei preti cosiddetti di ‘strada’ che manda avanti da decenni la ‘Comunità Promozione Umana’ con trenta centri operativi e base tra San Giuliano e San Donato Milanese, e Andrea Giussani presidente nazionale della Fondazione Banco Alimentare. Il Banco Alimentare è nato in Brianza (dall’incontro tra Danilo Fossati, monzese fondatore della Star e don Luigi Giussani, desiano fondatore di Comunione e Liberazione) e a Muggiò ha il centro operativo più importante d’Italia.
Non sto a raccontare cosa si è detto in due ore abbondanti in un saloncino dell’oratorio vecchia maniera, ma pieno di gente attenta e preparata.
Mi sono rimaste in mente alcune espressioni di don Chino Pezzoli sulla ‘sensibilità’ (ci ha scritto un libro ‘Il dono della sensibilità’) e sull’ “Educare alla maturità” che non vale solo per i ragazzi e i giovani ma anche per gli adulti.
Avevo il ruolo di conduttore e moderatore della serata ma giunti alla fine e sollecitato a tirare alcune conclusioni ho detto papale papale che avevo una, anzi due, anzi tre cose che non potevo tornare a casa senza esprimerle.
E riguardavano il tema dei profughi, anzi dei migranti, perché anche su questa distinzione c’è non poca ipocrisia (magari ci torno sopra un’altra volta). Ne aveva accennato don Chino Pezzoli ma anche dagli interventi mi era parso che si ‘sorvolasse’. Perché a parlarne si è in difficoltà, si ha timore di passare per troppo ‘buonisti’ o al contrario ‘cattivi’, ‘senza cuore’, per non dir di peggio, si ha paura di finire o di buttarla in politica (e la gente non ne può più di vedere e sentire lorsignori che anziché affrontare e risolvere i problemi, visto che sono pagati profumatamente, si accapigliano per un pugno di voti).
Ma ancora di più il rovello interiore è di sentirsi dire ‘ma perché non li prendi a casa tua’, o di domandarsi ‘perché non li prendo a casa mia?’, o di pensare che a parole siamo tutti per l’accoglienza ma poi…, concretamente cosa facciamo?
Tutte cose che frullano anche nel mio cervello, sia chiaro.
Comunque, visto il tipo di platea, visto che si parlava di volontariato, visto che si parlava di bisogni etc., etc., ho deciso di ‘sbottare’. E dunque.
Prima cosa, ho detto, ci voleva un ragazzino di 13 anni siriano, Kinan Masalmeh, che arrivato nelle scorse settimane a Budapest ha detto “Non vogliamo partire e se volete farci rimanere nel nostro paese dovete fermare il conflitto in corso. Ma fatelo subito”. Per la serie, noi resteremmo a casa nostra molto volentieri ma provate a starci voi sotto le bombe etc., etc.. I grandi ‘cervelloni’ della politica mondiale, europea, italiana non riescono nemmeno a decidere quando trovarsi, figurarsi a sapere che fare.
Seconda cosa: non è possibile sentire e soprattutto dire, anche a Monza e in Brianza, che non ‘c’è posto’, ‘dove li mettiamo?’. Nella sola Seregno ci sono 2mila alloggi sfitti e/o invenduti, in tutta la Brianza saranno almeno dieci volte tanto. Che poi non sia semplice è un altro discorso ma bastano, meglio, ci vogliono, volontà e organizzazione. Dire che non ‘c’è posto’, per un cristiano è non ricordarsi che tra tre mesi circa, il 25 dicembre sentirà il Vangelo ricordare che per Giuseppe e Maria che doveva partorire Gesù non ‘c’era posto’.
Terza e ultima cosa: comunque la mettiamo, la pensiamo, la vogliamo, ce lo stanno dicendo ormai a chiare lettere, questa vicenda dei profughi, anzi dei migranti, non durerà giorni, settimane, mesi, anni ma decenni. E quindi volenti o nolenti ce la dovremo sorbire.
Che poi, per tutti noi bravi cattoliconi dalla memoria sempre troppo corta e dalla coda di paglia sempre troppo lunga, basterebbe solo ricordare quella frasetta del Vangelo in cui Gesù Cristo ci ha detto ‘I poveri li avrete sempre con voi’.