Quando in Europa si arriva in bicicletta

bicidi Francesca Radaelli

Migranti imbacuccati con sciarpe e berretti che pedalano su biciclette per bambini. L’immagine proviene dal circolo polare artico. Fa sorridere. E lancia un messaggio di speranza.

Li abbiamo visti attraversare il Mediterraneo sui barconi. Alcuni hanno portato a termine la traversata raggiungendo, sfiniti, le spiagge di Italia e Grecia, porte dell’Europa. Altri non ce l’hanno fatta, i corpi di molti sono da qualche parte in fondo al mare.

Poi li abbiamo visti accalcarsi per salire sui treni diretti in Ungheria, in Austria, in Germania, in Danimarca e infine in Svezia. Milioni di persone ostinate nel loro viaggio verso il Nord, malgrado i fili spinati e i muri, malgrado i blocchi della circolazione ferroviaria tra gli stati dell’Europa Unita. Li abbiamo visti camminare sulle autostrade, salire sulle automobili di chi ha voluto offrire loro un passaggio.

Una marcia da sud a nord, quella dei migranti di questi tempi, che provengano dall’Africa o dalla Siria. Una marcia attraverso l’Europa, che ha messo in crisi l’idea stessa di Schengen, di libera circolazione all’interno della comunità europea. Ora però si profila una nuova rotta all’orizzonte, e un nuovo inedito mezzo di trasporto con cui percorrerla.

Sono già un migliaio le persone che sono entrate in Europa da Nord. Dal circolo polare artico. In bicicletta.

Può sembrare stravagante, ma è quanto sta avvenendo nelle ultime settimane. I migranti che scelgono questa rotta provengono dalla Siria, non hanno più bisogno di attraversare gli inospitali paesi dell’Europa orientale, si mantengono dall’altra parte del confine, all’interno dei territori di un unico grande Stato, la Russia di Vladimir Putin, il principale alleato del regime del siriano Assad.

rotta circolo polare

Da Beirut, i fuggitivi provenienti proprio dalla Siria raggiungono Mosca, in aereo. Certo, occorre un visto turistico, ma una volta giunti nella capitale russa si può prendere il treno fino a Murmansk senza nessun passaggio di confine. E da Murmansk si arriva in taxi fino a Nikel, di qui si attraversa in bicicletta la frontiera e si giunge a Storskog in Norvegia, paese che non fa parte dell’area euro ma che aderisce a Shengen.  Secondo la  BBC, il “pacchetto” che comprende una bici (di pessima qualità e minima taglia) e un passaggio in taxi costa 200 dollari, circa 180 euro.

Perché in bicicletta?

Perché la Russia non consente che si passi il confine a piedi.

Perché la Norvegia vieta ai suoi cittadini di dare passaggi in auto ai migranti.

E allora, a queste latitudini, la speranza viaggia sui pedali.

Francesca Radaelli

bici

 

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