di Safia Zappa
Uno sfondo rosso, dietro una fila di lampadine accese, al centro un contrabbasso, una tromba e una tastiera, qualche microfono. Massimiliano Loizzi e tre musicisti, vestiti in total-black, raccontano una storia fatta di musica e passioni, ma anche di ideologie e differenze sociali.
Lo spettacolo si apre con “Io non mi sento italiano”, del grande Giorgio Gaber, e nel corso di un paio d’ore ripercorre i suoi più grandi successi.
Grazie alla simpatia di Massimiliano, l’atmosfera si scalda velocemente e il pubblico si trova coinvolto e partecipe. Nascosti tra le righe della sua comicità, si stagliano spunti di riflessione sulla politica italiana attuale: che cosa vuol dire essere italiano al giorno d’oggi? Che cos’è il senso di patria? Esiste veramente una destra e una sinistra?
Non è forse vero che, al di là di tutto, siamo tutti esseri umani? Non è forse vero che, al di là del colore della pelle, dell’orientamento politico, in fondo abbiamo tutti le stesse necessità?
“Io ed io” è un monologo che vuole abbattere le differenze ad ogni livello, e per farlo le denuncia, e ne mette in luce la fragilità e l’inconsistenza.
Loizzi racconta di un suo sogno: si trova su una spiaggia e vede un profugo che nuota verso di lui e gli chiede aiuto. Spaventato, Massimiliano gli dice di tornarsene a casa sua. Agitato si sveglia dal sonno e si ritrova ad aver paura di se stesso e di ciò che pensa e che farebbe realmente in una situazione simile. Si riaddormenta nella speranza di continuare il sogno e capire meglio il suo subconscio: questa volta lui stesso è il profugo che nuota e vuole salire sulla barca per salvarsi.
Questo per mostrare quanto conti il punto di vista e l’empatia, nel portare avanti un’idea. Bisogna trovare un punto d’incontro, un’ideologia che faccia convergere le esigenze di tutti, da tutti i punti di vista. Le ingiustizie accadono perché non si è disposti a vedere l’altro lato della medaglia, quando, accecati dall’immagine di se stessi, non si presta ascolto.
Ed è proprio questo il senso dell’ultima canzone eseguita dalla band, “la parola ‘io’”:
“Io sono sempre presente
son disposto a qualsiasi bassezza
per sentirmi importante.”
Questo accade quando la ricerca del successo scavalca l’etica. Il gradino superiore è allettante, ma non porta ad un mondo giusto. Il mondo giusto è quello dove ciascuno è libero, dove è l’opinione ad essere valida, non le persone. La libertà permette la partecipazione.
“La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.”
Quanto conta allora l’esser grandi? Il sentirsi superiori? Quanto contano il denaro e l’economia? E le idee?
Voglio concludere dicendovi: “date fiducia all’amore, il resto è niente.”