La Redazione
All’inizio sembra uno stupido banale incidente: forse distratto, forse soprappensiero, un diciassettenne uscito da scuola attraversa come tutti i giorni i binari della ferrovia per tornare a casa. Ma stavolta non s’accorge del sopraggiungere di un treno.
Sembra un maledetto, dannato incidente e invece è l’inizio di una storia nera che presto vedrà la morte di altri due compagni di scuola del ragazzo. A questo punto sorgono ovviamente dei dubbi.
Viene chiamato a interessarsi del caso il commissario Amoruso. Comincia così “Quattro bravi ragazzi” un avvincente poliziesco che verte intorno a un fenomeno che sta inquietando la nostra gioventù: il bullismo, quello scolastico in particolare. Il commissario Amoroso ha incollato addosso il soprannome di “Cerbero” perché, come il cane dantesco a guardia dell’Ade, ha sempre sostenuto di avere tre teste: una rivolta al passato (la ricostruzione dei fatti), una al presente (interrogatori e indagini in generale), l’ultima al futuro (individuazione del colpevole).
Le indagini si svolgono secondo i canoni tradizionali del poliziesco. C’è il preside reticente, ci sono i compagni di scuola delle vittime terrorizzati, i parenti dei ragazzi uccisi che pressano il “Cerbero” per avere giustizia, i testimoni attendibili e quelli fuorvianti…
Insomma, un giallo come una volta, ma questo di Lello Gurrado ha qualcosa in più: tra la righe del poliziesco vero e proprio svela l’intento nascosto del racconto che non è soltanto quello di capire chi è l’omicida, ma è un dito puntato a denunciare un fenomeno sociale sempre più inquietante.
In altre parole, il proposito di “Quattro bravi ragazzi” è quello di denunciare il bullismo non attraverso aride cifre o noiosi saggi sociologici, ma tra le righe di un giallo apparentemente normale.
Lello Gurrado, giornalista, romanziere, autore di libri gialli e saggi (il Dialogo ha già fatto la recensione di alcuni suoi libri: Nel gommone ; Fulmine), questa volta ha scelto la formula del poliziesco per affrontare un tema tanto delicato quanto urgente.
È riuscito Gurrado nel suo intento? A giudicare dal favore con cui il libro è stato accolto in numerose scuole possiamo dire di sì. E allora auguriamoci che anche questo libro contribuisca a vincere la battaglia contro il bullismo.