Di Francesca Radaelli
Applausi per Monica Faggiani e il suo spettacolo. Per il teatro, che finalmente è tornato in città. Applausi per (speriamo) un nuovo inizio.
Lo spettacolo è finito ma – giovedì 29 aprile alle ore 21:15 circa al Teatro Binario 7 di Monza – la sensazione è che qualcosa sia davvero ri-cominciato. Qualcosa che è mancato per forse troppo tempo.
Lo spettacolo con cui il Binario 7 ha rialzato il sipario si intitola “Quel che resta”, è scritto e interpretato dalla brava Monica Faggiani e parla di “Mobbing, shocking e altre amenità”, come recita la seconda parte del titolo.
L’autrice/attrice, da sola sulla scena, racconta con ironia, poesia, ma anche profonda consapevolezza una storia di ordinaria sofferenza femminile. Quella di una donna che, dopo la fine di un amore, si ritrova imprigionata in rapporto di lavoro percorso da persistenti dinamiche di violenza psicologica. In una parola: mobbing. Un termine inglese dietro cui si nasconde una realtà ben presente all’interno del mondo lavorativo del nostro Paese.
Lo spettacolo vuole raccontare, non senza momenti di leggerezza e comicità, proprio una di queste storie, che appare legata a doppio filo con una relazione d’amore ormai finita, e confluita in una relazione di lavoro ‘tossica’. Tra sentimenti feriti e sensi di colpa, la protagonista si trova così invischiata in dinamiche di potere che la portano alla disperazione e alla sensazione di non riuscire ad uscire dalla ‘gabbia’.
Sarà colpa sua, del suo carattere?, si chiede.
Oppure sarà colpa delle fiabe che le raccontavano da bambina? Quelle in cui il lieto fine coincideva con il Principe Azzurro?
O forse sarà colpa di Candy Candy, la protagonista del cartone animato alla quale il lieto fine è irrimediabilmente negato?
Se le principesse delle fiabe e Candy Candy non sembrano indicare una via d’uscita, in soccorso arriva una dea della mitologia greca. Si tratta di Core, la fanciulla rapita dal dio dell’Oltretomba, che mangiando i chicchi di melograno si trasforma in Persefone, la potente regina degli Inferi. Diventa lei l’archetipo del cambiamento, della rinascita, dell’abbandono della fragilità e della conquista della potenza, della trasformazione della vittima in padrona del proprio destino.
Monica Faggiani racconta una storia che a sua volta è un archetipo del nostro tempo (e in fondo di tutti i tempi).
Un tempo fatto di donne che diventano ‘regine’, ma anche di vittime invisibili, legate con catene nascoste agli occhi dei più, soffocate in relazioni familiari, amorose, lavorative che sembrano senza via d’uscita e che in pochi riescono a vedere davvero.
Un ‘archetipo’ che, soprattutto, ora può nuovamente materializzarsi su un palcoscenico, davanti a esseri umani in carne e ossa, interrogandoli, coinvolgendoli, facendoli pensare.
Bentornato, teatro!