Relazioni pericolose sul palcoscenico

di Francesca Radaelli

La nobiltà libertina del Settecento, con i suoi intrighi e le sue perversioni, si è materializzata ieri sera sul palco del Teatro Manzoni di Monza. Con Le relazioni pericolose la Compagnia Le Belle Bandiere ha infatti portato in scena la vicenda narrata dal generale francese Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos – che nel corso della sua vita fu, tra le altre cose, amico del Duca D’Orléans, segretario governativo per Danton, governatore sotto Napoleone –  nel romanzo scandalo pubblicato nel 1782. Un romanzo costituito da oltre 170 lettere scambiate tra conti e visconti, marchese e contesse, attraverso le quali si snoda un gioco perverso e crudele, una tessitura di trame e relazioni che viaggiano pericolosamente sul filo dei sentimenti più profondi. Con il rischio che questi prendano il sopravvento, anche laddove nessuno se lo aspetterebbe.

Una bella sfida, quella di portare su un palcoscenico teatrale la storia della marchesa di Merteuil e del visconte di Valmont, due consumati rappresentanti di un’ambiente sociale che è specchio di un’epoca giunta ormai al capolinea, che di lì a poco sarà spazzata via – anche se non del tutto in verità – dalla rivoluzione francese. Nel 1981 a proporre una trasposizione del romanzo sul grande schermo ci aveva pensato Stephen Frears con l’omonimo film con Glenn Close, John Malkovic e Michelle Pfeiffer, vincitore di tre premi Oscar.

Una sfida teatrale che è tutta giocata sulla bravura dei tre attori in scena: Elena Bucci (nei panni della Marchesa di Merteuil e della presidentessa di Tourvel) e Marco Sgrosso (il visconte di Valmont), autori anche della regia, affiancati da Gaetano Colella, che dà voce a tutti gli altri personaggi, interpretando anche lo stesso scrittore Laclos. Le parole pronunciate in scena sono quelle scritte sulle missive che i protagonisti della vicenda scandiscono ad alta voce, nell’atto di scriverle con ampi movimenti nell’aria e grandi piume d’oca. Le famose 170 lettere, numerate con grande precisione, che si rincorrono e si sovrappongono turbinosamente, in una vera e propria orchestra di parole, frasi, verità e falsità, di cui Laclose altro non è che il direttore – e in diverse scene appare proprio un maestro concertista, mentre agita la piuma in mezzo al crescendo vorticoso delle parole che rimbalzano da una parte all’altra della scena.

La marchesa e il visconte si rincorrono e si nascondono tra i grandi pannelli mobili che occupano la scenografia, davvero molto efficace nella sua semplicità.  È lei, la tremenda marchesa di Merteuil, per vendetta verso una sua vecchia fiamma, a spingere il visconte di Valmont, suo ex amante e celebre libertino, a fare in modo che la giovanissima Cécile de Volanges, appena uscita dal convento, non arrivi vergine alle nozze. Ma Valmont ha già scelto un’altra vittima per accrescere la sua fama di seduttore: la casta e virtuosissima presidentessa di Tourvel. Seguendo le indicazioni della marchesa riuscirà a infilarsi nel letto di entrambe, ma il gioco diventerà molto pericoloso, quando i sentimenti prenderanno il sopravvento sulla lussuria senza morale dei due protagonisti. Merteuil e Valmont perderanno il controllo delle loro trame e il gioco tra i due si trasformerà in una guerra distruttiva.

Alla fine lo spettacolo è una sfida vinta. Grazie alla prova eccellente degli attori in scena – straordinaria Elena Bucci nei panni della terribile marchesa – che danno corpo ai personaggi diabolici di Laclos restituendo fedelmente il testo settecentesco. E rendendo in modo molto efficace dal punto di vista teatrale il pericoloso valzer di lettere attraverso cui si consumano vendetta, inganno, seduzione. Fino alla tragedia finale.  

 

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