Violenza e instabilità hanno colpito gli abitanti della città di Bambari, nella provincia di Ouaka in Repubblica Centrafricana (CAR), e stanno impedendo alle organizzazioni umanitarie di rispondere ai bisogni medici delle persone. Sebbene le barricate costruite negli ultimi giorni siano state rimosse, si registrano ogni giorno violenze da parte dei gruppi ribelli e rapine armate a danno dei civili e l’atmosfera in città e nei dintorni resta tesa. Gli abitanti di Bambari vivono nel terrore. Negli ultimi giorni un gruppo di uomini armati ha perfino forzato l’entrata dell’ospedale, costringendo i pazienti a fuggire.
In questa situazione, fornire cure mediche a chi ne ha bisogno è estremamente difficile, anche per un’organizzazione umanitaria imparziale come Medici Senza Frontiere (MSF). L’équipe di MSF è stata costretta a limitare temporaneamente i propri movimenti dopo che alcuni membri dello staff sono stati bloccati dagli scontri sulla sponda opposta del fiume che divide Bambari. L’équipe ha successivamente ripreso le proprie attività mediche attraverso le cliniche mobili, che assistono sia le comunità cristiane che quelle musulmane, concentrandosi sulle persone con bisogni medici più urgenti.
L’insicurezza sta ostacolando la capacità delle persone di raggiungere le strutture sanitarie e impedisce alle organizzazioni umanitarie di fornire assistenza. Per diversi giorni l’équipe di MSF non ha potuto raggiungere i cinque centri sanitari che supporta, ma è riuscita a far arrivare i kit per le medicazioni e la stabilizzazione dei pazienti in modo da poter trattare i feriti in caso di grave emergenza.
Le conseguenze mediche delle violenze si sommano ai normali problemi sanitari delle persone e alla mancanza di cure mediche gratuite in CAR. Nell’area di Bambari, MSF gestisce sei postazioni anti-malaria per diagnosticare e trattare questa malattia, che è uno dei principali problemi sanitari del paese, soprattutto per i bambini. Nell’area di Bambari, a gennaio, l’équipe di MSF ha trattato 3.231 pazienti per la malaria, di cui oltre il 40% erano bambini sotto i cinque anni.
Medici Senza Frontiere