Ribelle, provocatore, scandaloso ovvero Edouard Manet

di Daniela Annaro

Che cosa fanno questi due signori, vestiti, e una bella signora completamente nuda in mezzo a un bosco, mentre poco distante, sullo sfondo, una giovane è intenta a abluzioni? Che ” assurdità” ha messo sulla tela, Edouard Manet l’autore dell’opera?
Continuiamo a interrogarci su questo dipinto, datato 1863, quando Manet aveva 31 anni (era nato a Parigi il 23 gennaio 1832 e lì mori nell’83). Presentò l’opera al Salon des Refusés (mostra dei Rifiutati). Manet era un tipo molto particolare. Era un alto borghese, frequentava ambienti eleganti,  condivideva le sue riflessioni con  intellettuali come Zola, Baudelaire, Mallarmè. Edouard era convinto di due cose. La prima era   che il rinnovamento della pittura dovesse attuarsi all’interno  della tradizione. Il suo secondo proposito era quello di “essere un uomo, un artista del proprio tempo” e di “dipingere quello che si vedeva”. Detto questo, direte voi,  che c’entrano i due nobiluomini con  quel nudo di donna?

Essere del proprio tempo non significava essere un cronista, ma far propria, aver introiettato,  la storia e l’esperienza del passato. Manet viaggiava  molto: Olanda, Germania, Austria, Brasile, Spagna (paese che adorava) e Italia. Il tema della conversazione  di figure nude e vestite in un paesaggio lo fa proprio guardando opere di Giorgione e Tiziano, e in un’incisione di Raimondi vede Raffaello ( Il Giudizio di Paride). Manet dunque non si poneva  il problema della veridicità  del soggetto, ma intendeva raccontare la storia dell’arte  in termini moderni. 

Inutile dire che tutto questo inorridì critici e benpensanti. L’essere “scandaloso” fu una costante della vita di Manet che, da vero snob, poco volle  condividere con gli Impressionisti, scandalosi anche loro , ma in un altro modo. O meglio, il rapporto tra Manet e gli Impressionisti fu contrastato: loro lo consideravano  una “guida” e lui, soprattutto negli ultimi anni, li seguiva con “interesse e simpatia” come scrive Giulio Carlo Argan. Vale la pena di aggiungere che la piena comprensione dell’opera di Manet arriva da un altro grande della pittura: Pablo Picasso.

 

 

 

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