di Fabrizio Annaro
È stata una vera e propria mobilitazione. Alla notizia del respingimento della domanda di asilo del ragazzo impegnato in un tirocinio presso la loro azienda, un gruppo di lavoratori del vimercatese, senza indugio, ha preso carta e penna e inviato una lettera di appello al giudice, in favore del ragazzo.La storia la racconta Serena Codeleoncini, consuente del lavoro attiva in progetti di inserimento lavorativo dei richiedenti asilo, all’interno del Sesto Report sull’Accoglienza dei richiedenti asilo in Brianza ad opera della RTI Bonvena.
Serena Codeleoncini, consulente del lavoro, gestisce da oltre 20 anni una ditta di sua proprietà. Ha deciso di collaborare con il Consorzio Comunità Brianza, ente capofila della rete RTI Bonvena che gestisce l’accoglienza dei richiedenti asilo nella provincia di Monza e Brianza, nel favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei richiedenti asilo.
Attualmente sono tre le aziende del territorio coinvolte in questi progetti. Operano nel settore meccanico e sono tutte aziende importanti, con oltre 100 dipendenti, fra cui anche imprese multinazionali, sono aziende che operano nel settore meccanico. Mentre sono otto i “ragazzi” interessati all’inserimento. Fra non molto partiranno altri progetti che interesseranno altri otto richiedenti asilo e vedranno il coinvolgimento di due grandi imprese del territorio che operano nel settore grafico-editoriale. . I progetti sono strutturati in modo molto dettagliato e prevedono un forte coinvolgimento dell’azienda, chiamata a seguire passo per passo l’inserimento del ragazzo straniero. Tutto avviene in modo graduale. Si parte con dei lavori semplici e di base per poi favorire l’inserimento e l’autonomia dei singoli “ragazzi”.
Qual è il feedback di queste esperienze?
“Molto, molto positivo! I ragazzi lavorano con passione, volontà, hanno entusiasmo e tanta voglia di fare. I datori di lavoro sono molto contenti. Con i colleghi di lavoro i richiedenti asilo riescono ad instaurare rapporti umani significativi. Cadono i pregiudizi e molti si accorgono che i profughi non sono quei mostri dipinti da alcuni servizi giornalistici, bensì persone normali che desiderano riscattarsi e costruire un futuro migliore per sé e per i propri cari. La mensa, la pausa caffè, le quattro chiacchiere che si scambiano nei luoghi di lavoro, hanno favorito la conoscenza. Le storie terribili scolpite sui volti di questi ragazzi, hanno ispirato solidarietà; la loro voglia di imparare ha conquistato le maestranze.
Ti racconto una storia. Ad uno di questi ragazzi è accaduto che la Commissione prefettizia abbia respinto la sua domanda di asilo. Questo giovane stava facendo un tirocinio in un’importante multinazionale inglese del vimercatese. Siccome è un ragazzo stimato e molto apprezzato, tutti i colleghi hanno preso carta e penna e scritto al giudice (con tanto di fotocopia della carta di identità) difendendo in tutti i modi il richiedente asilo. La presenza dei richiedenti asilo nel mondo del lavoro migliora il clima aziendale. I dirigenti di queste imprese mi hanno ringraziato. Questo mi ha reso molto felice. Faccio tutto questo in modo volontario, sia chiaro non prendo un centesimo, è solo passione umanitaria. Vorrei precisare che tutto questo non succede perché queste aziende sono aziende benefattrici, il loro scopo è fare profitti. La presenza dei richiedenti asilo è sicuramente un importante valore aggiunto per le imprese e per il territorio.
Il report è scaricabile dal seguente link