Riflessioni su impresa sociale e dintorni

johnny-dotti-2097di Daniela Zanuso

L’8 giugno scorso, presso l’oasi San Gerardo, il Consorzio Comunità Brianza, in collaborazione con la cooperativa La Meridiana e il giornale online Il Dialogo di Monza, ha organizzato un incontro per ragionare sul futuro dell’impresa sociale.

Le testimonianze di Mauri e D’Alessio sulla loro esperienza di impresa cooperativa, hanno fornito uno spunto di riflessione che parte dalla storia della nostra Brianza, quella Brianza che è sinonimo d’ impresa e di lavoro, e che ha saputo da sempre dare forma  a quell’impresa sociale che faceva sì profitto, ma dava lavoro e casa ai propri dipendenti e si faceva carico delle loro esigenze. Oggi quest’anima sociale si è un po’ persa, anche se, come ha affermato Luigi Losa, qualche seme viene gettato e qualcosa ancora cresce.

L’intervento di Johnny Dotti è partito proprio da queste considerazioni: da circa quarant’anni si è perso il principio cooperativo per sposare l’idea del “farsi da sé” , un modello anglosassone che ci sta stretto perché noi non siamo fondamentalmente individualisti.

Da qui la necessità di riflettere e ripensare alle nostre origini, per ricollegarci a quella tradizione che non dobbiamo perdere. “Cosa produce valore? – chiede Dotti- perché è questo il tema centrale. Alla fine del secondo millennio noi abbiamo separato i valori universali (la pace, la solidarietà, l’amore,..) dall’altro valore: il denaro”.

Da sinistra: Johnny Dotti, Roberto Mauri, Roberto D'Alessio, Luigi Losa, Fabrizio Annaro
Da sinistra: Johnny Dotti, Roberto Mauri, Roberto D’Alessio, Luigi Losa, Fabrizio Annaro

E aggiunge: “E’  l’impresa sociale che riconnette il valore ed è per questo motivo che dobbiamo generare e distribuire il valore. Non accumulare ma distribuire, perché l’impresa sociale è una persona e quindi è contemporaneamente singolare e plurale, perché l’altro è il padre o la madre, il figlio,  il cugino, il compagno, il vicino. Non esistiamo senza gli altri, altro che fai da te! La trasformazione parte da quello che ho più vicino”.

I suggerimenti in proposito scaturiscono dalla riflessione di quello che sarà lo scenario fra pochi anni: prima di tutto una forma sociale sconosciuta fino ad ora e cioè il sorpasso dei vecchi rispetto ai giovani e quindi una società sbilanciata in cui si dovrà ripensare anche a nuove forme di abitare più solidali, più aperte.  In secondo luogo l’impatto tecnologico, perché siamo di fronte ad una forma sempre più evidente di tecnocrazia che ci costringe a pensare a nuove forme educative, di convivenza, di divertimento che sappiano stare senza la tecnologia.

E in tutto questo non deve mancare il senso di responsabilità di ognuno, la partecipazione, la fiducia e il desiderio di costruire una nuova visione comunitaria in cui tutti fanno la loro parte.

In poche parole è necessario recuperare la priorità delle persone sulle cose.

 

Proponiamo l’intervista a Dotti realizzata da TV 2000

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