Road to Italy: la fine

siena-wCi sono città di turismo italiane che sanno fare festa con lo stesso calore delle minuscole frazioni delle campagne delle nostre regioni. Siena, vista il 13 di agosto nel bel mezzo dello storico Palio, fa quest’effetto ed entrarci è un bel modo per dismettere la tenuta del visitatore e indossare quella del partecipante. Da parte nostra, ci siamo studiati l’intricato regolamento della giostra medievale come se da un momento all’altro potessimo essere chiamati a fare i fantini.

Giraffa, drago, istrice e nicchio: fazzoletto al collo assistiamo alle prove, tendendo l’orecchio ad ogni segno di spirito contradaiolo che da giorni si respira nelle viuzze intorno a piazza del Campo.

Comunque la si veda, il Palio tanto contestato da animalisti e progressisti, è un’istituzione così grande che riesce a “bloccare” ogni traffico turistico per dare sfogo a una festa completamente fuori dal tempo (anche se non dal contemporaneo marketing).

Toccare Siena per la prima volta non di fretta è una scoperta per me: basta girare un po’ per trovare – oltre al palazzo pubblico e al suggestivo duomo bianconero –  vere e proprie oasi come la gelida sorgente del Fontebranda, un vero toccasana contro il caldo d’agosto.

Da qui, pian piano risaliamo la Toscana: dall’alto di piazzale Michelangelo assaggiamo appena Firenze, seguendo metro per metro sull’orizzonte i monumenti che galleggiano sull’Arno.

Ma la cupola del Brunelleschi non segna la fine del nostro viaggio: torniamo a casa, ma i nostri otto occhi hanno ormai imparato a sintetizzare le sfumature colte da ognuno in un solo e meraviglioso quadro. Dalle nostre quattro prospettive insieme l’Italia tutta è da rivalutare: e dal suolo lombardo natio siamo pronti a ripartire.

Ilaria Beretta

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