Roma, dalla leggenda alla realtà di oggi

lupa-romaLa famosa leggenda secondo cui Roma fu fondata da uno dei gemelli di Rea Silvia fa da sfondo alle battaglie in cui i due fratelli e i loro seguaci si contesero il diritto e il privilegio di fondare la nuova città. Sembra un paradosso che la città venisse fondata in seguito alla contesa in cui Remo perse la vita insieme a molti suoi sostenitori, ma ci furono ancora tante guerre in seguito nell’ascesa della forza di Roma e il suo declino.

Roma ebbe il destino segnato fin dalla sua fondazione, quando Romolo, vincitore sul fratello, cominciò a segnare con l’aratro i confini della città, i solchi dove si sarebbero dovute erigere le mura solide della nuova città che da lui ereditò il nome con cui la conosciamo. Così il primo colle di Roma fu il Palatino, colle che vide ben presto espandersi la nuova città e il suo grande potere.

Roma conobbe però molti scontri per un potere che gli uomini si contesero, quasi una maledizione che la colpì a causa del sangue che bagnò le sue fondamenta e che tuttora si rende visibile in una città che si vede colpita dal perpetrarsi di questa maledizione e dall’avvicendarsi di continui scandali per la ripartizione del denaro che da essa traggono. Penso al povero Romolo, se potesse rivedere la sua città oggi, come cambierebbe la storia scritta da Roma e in quale cloaca è finita per cause innaturali.

A ridurre Roma così, ci si sono messi in tanti per vanagloria e per fame di denaro, il denaro sottratto con viltà ai suoi cittadini e all’Italia intera. Mi piacerebbe veder rifiorire la nostra bella capitale in tutto il suo splendore, che i politici ed i loro rapaci sostenitori vengano allontanati definitivamente dalle rive del Tevere e che i romani riescano a scegliere bene chi si dovrà impegnare per la loro città e per il loro futuro.
Se Renzi manterrà la promessa per cui la magistratura è chiamata a far luce sui fatti che vedono Roma al centro di noti e pesanti scandali, sarà l’inizio di una nuova epoca, se non manterrà il suo impegno vorrà dire che le sue parole valgono zero.

Luigi Picheca

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