Saletta Reale della stazione: un gioiello tenuto nascosto

di Emanuela Baio

C’è una Saletta Reale, ma nel suo insieme la stazione ferroviaria di Monza è poco regale e soprattutto è poco nobile la modalità per visitarla: chiedi la chiave al barista e se gli ispiri fiducia te la dà, entri, fai quello che vuoi e resti quanto desideri.

Vi sembrerà impossibile, ma è ciò che succede alla stazione di Monza. Potrei intrattenervi raccontandovi la cronaca di un viaggio alla ricerca di una “Saletta Reale”, ma rischierei di scadere in un romanzo d’appendice e l’obiettivo è diverso, creare le condizioni perché la stazione di Monza sia un biglietto da visita civile della città che ospiterà il Papa il 25 marzo prossimo e con lui migliaia di fedeli che utilizzeranno anche i treni e la stazione e se lo desiderano potrebbero anche visitare la “Saletta Reale”.

Le stazioni ferroviarie e gli aeroporti sono i nostri biglietti da visita o le nostre carte d’identità di una città. Nel caso del capoluogo brianzolo, nonostante sia una sala che fino al ‘900 ha ospitato i reali che raggiungevano in treno la reggia di vacanza, non solo non ha nulla di regale, ma si presenta come un luogo poco civile, come l’ingresso di una casa per nulla ospitale e bella.

L’incontro con Monza attraverso la stazione ferroviaria ha un impatto terribile. Non solo in stazione, ma anche intorno si riscontra degrado. La stazione di Monza è sporca, brutta, grigia, inospitale, nonostante rappresenti uno snodo ferroviario importante non solo per la Brianza, ma per la Lombardia e nonostante contenga un gioiellino artistico quale la “Saletta Reale”. In sintesi è l’espressione di un degrado che va oltre l’aspetto esteriore.

E’ come se Monza volesse dichiararsi non ospitale e non regale. Chi conosce a fondo Monza e i Monzesi sa che non è così. Serve recuperare la dignità e l’orgoglio della città, l’amore per tutto ciò che è storia, identità, tradizione e cultura e per tutto ciò che la città e i cittadini contengono.

A pochissimi interessa però che all’interno della stazione ci sia un gioiello che può costituire uno dei poli d’attrazione di numerosi turisti. Dei circa 16mila passeggeri che ogni giorno transitano da questa stazione, forse l’80% non conosce l’esistenza della “Saletta Reale” e nel caso la conosca non l’ha visitata. In verità dall’esterno non si nota. Si affaccia sul primo binario e lo fa in modo così discreto che è difficile accorgersene.

E’ la stessa Associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza, che gestisce la “Saletta Reale” per conto del Comune, che dichiara, apertisverbis, “si accede attraverso due anonime porte in alluminio aperte nell’edificio sotto la pensilina del primo binario”.

Questo anonimato non fa sicuramente onore alla carta d’identità della città, ma non fa onore neppure alla “Saletta Reale”, che è stata restaurata impiegando ingenti risorse e riaperta al pubblico nel 2001. Entrando ti accorgi che a distanza di 16 anni, fortunatamente, gli affreschi si conservano, ma nella sala regna il disordine e l’incuria.

Le responsabilità sono diverse e vogliamo evitare che ci si incolpi a vicenda. Con questo articolo ironico e propositivo ci impegniamo a sollecitare e quindi controllare che si facciano dei lavori prima di sabato 25 marzo. Lo facciamo perché vogliamo recupere la nostra dignità di monzesi e brianzoli e non accettiamo di apparire inospitali o incapaci di risolvere sia il problema della gestione della “Saletta Reale”, sia la gestione della stazione ferroviaria.

Ci permettiamo due suggerimenti. In merito alla “Saletta Reale” sembra strano che nella targa esposta si indichino come giorni di visita martedì, giovedì e sabato dalle 15,30 alle 17, ma di fatto il servizio è gestito dal barista fra un caffè e l’altro.  E poi ancora, prima del 25 marzo serve anche altro, non solo per assicurare manutenzione e pulizia, ma soprattutto una doverosa riqualificazione. E’ l’occasione per farlo. Quando c’è un evento importante come questo abbelliamo la nostra casa, a partire dalla porta d’ingresso qual è la stazione.

Nelle letteratura le stazioni rappresentano il viaggio, il passaggio, il cambiamento. E Monza potrebbe essere tutto questo non solo perché il tratto ferroviario Milano- Monza risale al 1840, secondo solo alla Napoli Portici, ma anche perché mutuando un pizzico di cultura, vorremmo anche noi, come ha auspicato Pirandello nella novella “Il Treno ha fischiato”, che la locomotiva con le sue carrozze fischi entrando nella nostra città e questo suono rappresenti l’inizio di un cambiamento, di un colore per l’urbe, di uno sguardo di speranza verso il futuro.

Foto  di Giovanna Monguzzi
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