di Luigi Losa
Prima il monsignore che fa coming out per dichiarare la sua omosessualità e presentare il compagno, poi la presunta lettera di 13 cardinali che di fatto ‘contestavano’ impostazione e conduzione del Sinodo sulla famiglia, quindi la ‘bufala’ del tumore al cervello del Papa.
Ma non era finita perché a ridosso dell’uscita in libreria di due libri (‘Avarizia’ e ‘Via Crucis’ – titolo di dubbio gusto – entrambi il 5 novembre, ma che coincidenza…) di contenuto molti simile sugli scandali economico-finanziari in Vaticano è stato arrestato un prelato e indagata una componente della commissione incaricata dal Papa di mettere ordine proprio sulle strutture economiche della Santa Sede.
Insomma una escalation di notizie ovviamente amplificate dall’intero sistema mediatico sulla Chiesa cattolica squassata da contrapposizioni e irregolarità nella gestione dei soldi, ivi compresi quelli delle offerte.
C’era e c’è di che far pensare ad un vero e proprio ‘complotto’ per screditare la Chiesa certo, ma in ultima analisi quel Papa Francesco che non passa giorno che compia gesti o dica parole che destano sorpresa, meraviglia, scalpore ma che ribadiscono la cifra del suo pontificato: massima apertura a tutti e su tutto, misericordia e perdono, priorità ai poveri e ai deboli.
E’ persino paradossale che proprio con un Papa come Francesco che è entrato stabilmente nel cuore della gente, a prescindere se si tratti di ‘fedeli’, praticanti, tiepidi, agnostici, etc., ci sia un tam tam continuo, quasi incessante, di notizie più che di fatti che puntino a dimostrare che si salva solo lui e tutto il resto, la Chiesa, la fede, i sacramenti, la liturgia, i Vescovi, i preti, le suore, eh be’, insomma, meglio lasciar perdere…
Sicuramente la determinazione di Papa Francesco nel voler cambiare la Chiesa (cosa che ha detto praticamente sin dal primo momento, dopo la sua elezione, con quel suo dichiarare che veniva ‘quasi dalla fine del mondo’) si scontra con la fatica, la resistenza, l’abitudine, la difficoltà di preti, suore, religiosi, parrocchie, oratori, associazioni e via via, su su sino al Vaticano ad abbandonare schemi, pratiche, progetti, documenti, modalità che, a guardar bene, interessavano (?) e coinvolgevano (?) chi in chiesa ci andava e ci va (tutti i giorni o almeno la domenica) e ad uscire ‘fuori’, nel mondo, cosa che peraltro altri autorevoli pastori (da San Giovanni Paolo II con il suo ‘Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo’ all’arcivescovo Angelo Scola ‘Il campo è il mondo’, per citarne due) avevano ripetuto negli anni.
Il problema ora è che quel che resta del ‘bailamme’ mediatico è lo sconcerto e al contempo il disorientamento, come se il ‘gregge’ si fosse smarrito perché il pastore è andato in cerca della pecorella smarrita del Vangelo.
Calma e gesso, è lo stesso Papa Francesco a rimettere a posto le cose: da una parte, come a Firenze e Prato martedì, batte e insiste su una ‘Chiesa inquieta’ e che chiuda con ‘l’ossessione del potere’, anche quando è a buon fine, sulla ‘povertà evangelica creativa’ rispetto ad ‘ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro, e in ultima analisi con progetti e intellettualismi religiosi di fatto sterili se non inutili. E che dall’altra parte, come domenica scorsa all’Angelus, chiarisce che gli ultimi scandali sono frutto di ‘reati’ come il furto di documenti, che tutto quel che non funziona dentro il Vaticano il Papa lo sa bene perché è stato lui a chiedere che si faccia chiarezza, pulizia e ordine. Ma, soprattutto, che lui non si ferma e non si fermerà. Perché sa sì avere il sostegno di tutti coloro che alla Chiesa e nella Chiesa credono ed ai quali chiede di avere fiducia e speranza. Aggiungendo: ‘con la preghiera e la santità della vita quotidiana di ogni battezzato.’
Il che vuol dire che tutti, nessuno escluso, al di là dello sconcerto e dello stracciarsi le vesti, possiamo davvero dare una mano a questo Papa: con la preghiera e facendo bene ogni giorno le cose che ci toccano, dalla casa al lavoro, dallo studio al volontariato, con le persone che ci stanno d’intorno e quelle che incontriamo. Perché è questa la Chiesa che vuole Francesco, la Chiesa di Francesco.