Serata Ucid con il M° Jader Bignamini

di Daniela Zanuso

Sono sempre piacevolissime e ricche di riflessioni le serate che l’UCID monzese (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) organizza periodicamente con personalità del mondo economico, della cultura, dello spettacolo.  Organizzata presso il Ristorante St. George Premier, all’interno del parco di Monza, la serata di martedì 13 febbraio ha avuto come ospite d’onore il M° Jader Bignamini. Introdotto dal Presidente di Ucid, Aldo Fumagalli, il maestro Bignamini, 41 anni portati con grande disinvoltura, ha l’aspetto affabile di chi prende le cose con sereno e ironico distacco, ma quando lo si ascolta si intuiscono le sue doti di serietà e rigore nella preparazione e nello studio, doti che hanno fatto di lui uno dei maestri più qualificati ed interessanti apparsi sul podio in questi anni.

Fin da ragazzino, come lui stesso afferma, è mosso da una grande passione per la musica e idee chiare riguardo al suo futuro. Inizia a studiare al Conservatorio di Piacenza, a dirigere la sua banda e a collaborare, anche come solista di clarinetto piccolo, con diverse orchestre. “Ho dovuto studiare contemporaneamente  sia a ragioneria sia al Conservatorio  – esordisce Jader –   perché mio padre non ammetteva che mi dedicassi solo alla musica, quindi ho imparato presto a lavorare sodo“.

Nel 1998 il M° Riccardo Chailly lo sceglie come clarinetto piccolo per lorchestra Sinfonica LaVerdi di Milano. Inizia così il suo percorso all’interno dell’Istituzione che in pochi anni  lo vedrà passare dalle file dell’Orchestra al podio, prima come Direttore Assistente e dal 2012 come Direttore Associato.

Il primo concerto a 28 anni e da lì un’ascesa continua: New York, Tokyo, Vienna, Mosca, São Paulo, Roma, Firenze, Venezia, Palermo sono solo alcune delle tappe di questi ultimi anni.

il M° Jader Bignamini con Aldo Fumagalli

Alla domanda su come faccia a non seguire lo spartito quando dirige risponde sorridendo: “Quando ho finito il Conservatorio pensavo di aver finito di studiare: mi illudevo. Ora studio molto più di prima, imparo la musica per non dover guardare lo spartito e poter avere un contatto visivo con l’orchestra. E’ una cosa che ritengo di grande importanza, perché un cenno, uno sguardo nel momento cruciale, sono di aiuto ai musicisti. Di solito prima studio e poi ascolto le registrazioni precedenti e questo per sapere in anticipo in quali punti avrò problemi, incontrerò difficoltà”. E aggiunge: “Fare il sinfonico significa lavorare nei dettagli, mentre con l’opera è tutto un compromesso. Devi imparare persino a respirare con i cantanti per avere i loro tempi”.

Ci si rende conto di come la determinazione e la volontà di arrivare, il puntiglio e la meticolosità siano la grande forza di chi aspira a raggiungere traguardi apparentemente inarrivabili.

E per chi è così giovane e già arrivato quale sogno rimane da realizzare? “Dirigere il concerto di Capodanno”.

In bocca al lupo Maestro!

 

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