Un silenzio per memoria

di Enzo Biffi

Quest’anno mi piacerebbe ci fosse una sospensione condivisa delle celebrazioni collettive della memoria. Vorrei per una volta sola, ispirare il coraggio del silenzio virtuoso. Perchè  c’è un tempo di silenzio colpevole ma anche un tempo di silenzio ossequioso.Allora siano preghiere per i credenti, pensieri per i pensatori, poesie nascoste per i poeti, tele bianche per i pittori, sia ogni cosa purché privata, pudica, umile e se non proprio muta, che sia almeno solo mormorata.

Non sembri questa una provocazione, più che altro un’alternativa, un’ipotesi; maldestro e forse mai provato tentativo di grande presenza attraverso un’ingombrante  e assoluta assenza.

Solo per una volta, almeno per questa volta.

Prepotenza, sopraffazione e disprezzo, oggi come allora, sono solo la fine di un  sentiero lastricato di parole, di apparenti ragionevoli ragionamenti. Un cammino senza via di ritorno e  di cui normalmente, durante il tragitto, se ne  sottovaluta il rischio.

Nel corso degli anni, mano a mano che scoprivo l’orrore della shoah e di molte altre guerre e genocidi, il mio sgomento si rivolgeva più che verso gli esecutori, verso i milioni di contemporanei passivi spettatori.

L’indifferenza  e l’immobilismo popolare mi sembravano più gravi della barbarie di pochi mentre sconcertato  mi domandavo come tutto questo avesse potuto convivere con l’ordinaria quotidianità dei molti. Ingenuo io che non avevo ancora intuito il muro. Non già quello fatto di mattoni e filo spinato, imponente, ben visibile e pur sempre vulnerabile, ma quello  più subdolo perché costruito nel tempo.

È il solito muro delle ragioni di stato, delle diplomazie strategiche, delle parole giustificatrici , del talk show del giornalista narciso, dell’economista con la bandiera.  Il consueto muro eretto dal cinismo dei molti teorici dell’ Ideologia del conflitto come unica via per la giustizia e la risoluzione dei mali, cantori di sventure inevitabili, predicatori di dottrine del disprezzo. Il  muro che divide le ragioni, blocca le azioni e giustifica le colpevoli attese.

Allora come unico gesto di rispetto verso le vittime delle troppe parole sbagliate prima, e delle  troppe parole giuste dopo, riesco solo a pensare ad un silenzio sacrale ma talmente eclatante da risultare assordante anche ai sordi, evidente anche a i ciechi, che metta a disagio, almeno per un attimo i parolai.

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