di Daniela Zanuso
E’ stata il simbolo della resistenza non violenta al Terzo Reich. Sophie Scholl nacque a Ingersheim, nel sud ovest della Germania, il 9 maggio 1921. Insieme al fratello Hans, durante il periodo universitario entrò a far parte del gruppo antinazista denominato “Die Weisse Rose” (la rosa bianca). Di ispirazione cattolica, il gruppo era formato da studenti e professori che svolgevano una cauta attività contro il regime, stampando e diffondendo i coraggiosi sermoni del vescovo di Münster e gli scritti di Licurgo e Solone.
Quando nel 1943 la situazione dell’esercito tedesco si fece grave, il gruppo antinazista intensificò la sua attività contro la guerra e il regime. Al gruppo la Rosa Bianca appartenevano anche Carl Muth e Theodor Haecker, due intellettuali cattolici anti-nazisti che ebbero grande influenza sul pensiero e sulle scelte di Sophie e del gruppo in generale. Con il fratello Sophie moltiplicò le sue iniziative contro la Germania nazista attraverso scritte sui muri e diffusione di ciclostili.
Era il 18 febbraio 1943 quando, insieme allo studente Christoph Probst e al fratello Hans, fu sorpresa a distribuire volantini all’Università di Monaco, denunciata ed arrestata dalla Gestapo. Dopo quattro giorni di un sommario processo, tutte e tre gli studenti furono condannati a morte. Era il 22 febbraio 1943 e l’esecuzione avverrà il giorno stesso. Successivamente saranno condannati e giustiziati altri tre membri del gruppo: lo psicologo Kurt Huber, Willi Graf e Alexander Schmorell.
La sorella Inge, dieci anni dopo, rievocherà in un libretto di ricordi dal titolo “La rosa bianca”, l’ambiente familiare in cui crebbero Sophie e Hans, i loro credo e le eroiche vicende che li portarono alla condanna alla ghigliottina.