di Daniela Annaro
- “La vera conquista dello spazio fatta dall’Uomo è il distacco dalla terra, dalla linea d’orizzonte, che per millenni fu alla base della sua estetica e proporzione. Nasce così la quarta dimensione, il volume è veramente contenuto nello spazio in tutte le sue dimensioni.”
Così scrive Lucio Fontana (1899-1968) nel Manifiesto Blanco. E’ il 1946, quando elabora teorie assolutamente originali, in cui annuncia una nuova rappresentazione visiva, legata alle dimensioni del tempo e spazio, teorie che prevedono il superamento della tela e dei materiali scultorei classici. Un protagonista dell’arte del Novecento a cui ora Pirelli HangarBicocca dedica una spettacolare rassegna, aperta fino al 25 febbraio.
Opere ricostruite e praticamente mai viste dai più. Ambienti/Environments è il titolo della mostra, a cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e del direttore artistico di HangarBicocca, Vicente Todolì. Nelle navate del grande hangar sono ricostruiti nove ambienti e due interventi ambientali creati da Fontana tra il 1949 e il 1968 per musei e gallerie italiane. Ambienti che vennero distrutti subito dopo la loro realizzazione e ora magistralmente ricostruiti in base a documenti e foto recuperati in un lungo lavoro di ricerca dei curatori.
Lavori di altissima suggestione che ridanno vigore alla capacità sperimentativa di Fontana, che oggi conosciamo soprattutto per i suoi tagli e buchi sulla tela. L’esposizione milanese – come sempre a entrata libera, qui a HangarBicocca – ha proprio questo merito: restituire la paternità a Fontana di alcune intuizioni che avrebbero poi alimentato il lavoro di artisti delle generazioni a lui successive.