di Roberta Romano
Quando si parla di soprusi ai danni delle donne, di aggressioni, di disparità di ruoli, inevitabilmente si pensa alla cronaca quotidiana. Da troppo tempo televisioni e giornali propongono storie di donne inebetite dall’amore verso i propri uomini, inevitabilmente vittime di violenza. Ma quando una notizia diventa ripetizione perpetua di un fatto sempre uguale a se stesso la sua forza comunicativa scema, si scade nella banalità.
È cosi che quelle storie non ci sembrano più gravi, la conquista del quotidiano da parte di quel tipo di donne ci sembra quasi normale, cambiano i nomi eppure il copione è sempre lo stesso. Ancora una volta, però, è la storia che ci viene incontro. Attraverso i suoi personaggi ci mette davanti ad un’importante evidenza: la disparità è sempre esistita, ma ci sono donne che l’hanno capovolta.
L’esempio di oggi è la contessa Elisabeth Greffulhe, che visse a Parigi tra Ottocento e Novecento. Con la sua grazia, il suo rigore, ma soprattutto con la sua intraprendenza, riuscì a stupire ed ispirare anche Proust. “Tutto il mistero della sua bellezza è nel suo sguardo, nell’enigma dei suoi occhi. Mai ho veduto una donna così bella” scrisse di lei il celebre scrittore.
Elisabeth era penultima di sei figli, nata in una famiglia di nobili decaduti. È per questo motivo che ancora in giovane età scelse di sposare il conte Greffulhe, ma dopo la luna di miele il sogno si infranse. La donna si ritrovò confinata nel suo castello dove si aggirava come un’estranea. Il bell’uomo che aveva sposato non era mai in casa, spesso spariva per giorni interi e non disdegnava la compagnia di altre donne. Nonostante questo, da marito padrone che si rispetti, era geloso della moglie e non voleva che essa intrattenesse rapporti con nessuno.
Ma una ragazza così ambiziosa non la si può tenere a bada per molto tempo. Questo esemplare particolare di donna è nato per mettere a tacere gli uomini mediocri. Nel giro di pochi anni la crisalide divenne farfalla, da timida sposa novella a premier dame di Francia. Grazie allo zio materno venne introdotta nei migliori salotti francesi dove fece la conoscenza di Proust. Lo scrittore ne restò così colpito da dedicarle decine di articoli su Le Figaro, mai pubblicati, e pensò a lei nel concepire il misterioso ed aristocratico personaggio femminile di Oriane nell’ A la recherche du temps perdu.
Sarà forse in risposta alle umiliazioni coniugali, che Elisabeth decise di rendersi indimenticabile agli occhi del mondo. Insieme ai suoi amici musicisti fondò la Società delle grandi audizioni musicali di Francia. Il successo fu tale da spingere gli artisti migliori del mondo a farsi sponsorizzare dalla società, tra di loro ci sarà anche un giovanissimo Wagner.
Elisabeth dedicherà tutta la sua vita alle relazioni. Privata in casa di un vero e proprio dialogo con il marito, deciderà di rivolgersi al mondo intero per far conoscere la sua voce. Presto il ruolo di benefattrice e mecenate le sta stretto. Voleva migliorare la condizione delle donne, di cui la maturità l’aveva resa più dolorosamente consapevole. Divenne amica di Rosa Bonheur, pioniera del femminismo, e nel 1909 riuscì a creare la prima scuola per istruire le donne della classe operaia.
“Una donna deve imparare a contare su se stessa, sul proprio lavoro” è questo quello che scrisse nel suo primo manoscritto dedicato ai diritti delle donne. Morì all’età di novantadue anni. Per quasi un secolo fu icona di un mondo di glorie che a sua volta l’ha resa un mito. Eppure lei a questo mondo non credette mai del tutto, ed è per questo che cercò continuamente di cambiarlo.
Questa storia è lontana da quelle che si sentono tutti i giorni. È la storia di un riscatto avvenuto in un momento storico in cui essere maltrattate e dimenticate dai propri mariti era la regola.
La nostra, invece, è l’epoca della denuncia e dello scalpore, è l’epoca in cui tutti sembrano pronti a dire basta. Eppure dopo aver sentito le storie della violenza nessuno si chiede mai cosa sia successo dopo. Possiamo parlare di riscatto? Quelle donne verranno ricordate come vittime o come protagoniste? La violenza e la prevaricazione esistono dalla notte dei tempi, esistono da così tanto tempo da non fare più notizia.
La parte interessante arriva dopo, è la rinascita. Per questo la storia di Elisabeth è ancora attuale e serve da esempio. Non soltanto alle donne, ma anche a tutti quelli che ne parlano senza centrare il punto. Conta tanto come si cade, ma anche come ci si rialza. E le donne questo lo hanno sempre saputo.