Storie di Natale: un presepe grande grande

20141204_002224_webRegali di Natale. Il ricordo di Cristina

Da piccola non ho mai ricevuto un regalo a Natale. Mia mamma non faceva regali. Non c’erano soldi e poi era troppo occupata a crescerci, noi – addirittura in otto! – noi che non smettevamo di crescere e lei allora correva dietro ai nostri centimetri, rammendava calzini ed allungava orli di pantaloni.

Non finiva mai, e il filo e la stoffa non bastavano mai, e non bastava il pane a riempirci gli stomaci, e non bastavano le ore lavorate in ospedale, e non bastava il sonno, e non bastava la morte di nostro padre. Alla fine la mamma si è fatta bastare sei figli e ha spedito me e  mia sorella minore dalle suore.

Lì, in orfanotrofio, non c’era nemmeno l’ombra dei regali a Natale. Lì, a forza di rimbrotti e strattoni, abbiamo imparato a cucire e ricamare: preparavamo il corredo per le signorine di fuori che si dovevano sposare. Almeno, in orfanotrofio, le suore facevano il presepe. Era un presepe bellissimo.

natale2Era enorme, riempiva un’intera stanza con statue a grandezza quasi naturale e giochi d’acqua e luci. Senza parlare e senza toccare potevamo guardare le suore allestire il presepe. Io lo guardavo e riguardavo il presepe, lo rimiravo e, sul far della sera, mi scaldavo nel tremolio delle sue luci.

Fra le tante costruzioni che facevano da fondale al presepe c’era una piccola casetta con la lucina gialla proprio al centro: da fuori si vedeva una finestrella illuminata. Io ci guardavo dentro, la fissavo e fissavo fino ad avere la vista appannata, fino a quando mi spuntavano le lacrime agli occhi. Sotto l’effetto di quell’alterazione visiva io credevo o immaginavo che quella fosse la mia casa.

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