Stupefatto: il teatro civile va in scena sul web

di Francesca Radaelli

Può essere teatro il teatro a distanza? Può esistere il teatro senza la presenza? La presenza reale e fisica, s’intende, del pubblico e degli attori, degli applausi, del sipario.

La domanda è legittima. E forse in molti se la pongono, di fronte alle iniziative che alcune compagnie stanno mettendo in campo in tempo di teatri chiusi, allo scopo di provare a raggiungere il pubblico anche oltre lo spazio fisico del teatro, sfruttando gli strumenti che il web permette di utilizzare.

Una di queste iniziative è andata in scena – e in streaming – lo scorso martedì 2 febbraio ad opera della compagnia teatrale Itineraria e dell’attore Fabrizio De Giovanni. Si tratta di ‘Stupefatto’, uno spettacolo di teatro civile che racconta la storia, vera, di quanto facilmente si possa entrare nel tunnel della droga e di quanto sia difficile uscirne. Un monologo tratto dal libro autobiografico di Enrico Comi, detto Rico, impersonato con grandissima intensità da Fabrizio De Giovanni.

È la storia di un ragazzo come tanti, che inizia a fumare qualche canna per divertirsi insieme agli amici e nel giro di qualche anno diventa dipendente dall’eroina, arrivando a rischiare più volte la morte per overdose.

Una storia forte, densa, ancor più disturbante in quanto vera. Una storia che attraverso la persona di Fabrizio De Giovanni – seduto nel mezzo del palco per tutto lo spettacolo, eppure di una fisicità straordinaria – riacquista tutta la corporeità della sofferenza che invade il corpo e la mente di chi non può più stare senza le ‘dosi’.

Uno dei punti di forza dello spettacolo è proprio l’espressività di un corpo che si contorce in preda a crisi di astinenza, di una voce che passa dall’eccitazione entusiastica al pianto disperato. E forse questa è anche la via più efficace per andare a segno presso il pubblico per cui lo spettacolo è stato pensato: quello dei preadolescenti, dei ragazzi delle scuole che iniziano ad avere i primi contatti con le ‘sostanze’, a conoscere persone che ne fanno uso, a dover compiere delle scelte.

Sembra paradossale ma questa corporeità è riuscita ad arrivare, anche attraverso lo schermo di un computer o di un televisore o di una LIM, direttamente nel salotto di quanti si sono collegati per lo spettacolo serale e nelle classi degli studenti che hanno visto lo spettacolo del mattino.

Merito forse del riadattamento dello spettacolo, ridotto nella lunghezza e perfezionato per renderlo meglio fruibile sul web. O forse della piattaforma scelta per la trasmissione, ottima dal punto di vista tecnico. O forse della potenza della storia e del messaggio. O dell’allestimento scenico essenziale: una sedia, l’attore fermo in mezzo al palco e potente nella sua testimonianza, la scenografia che scorre alle sue spalle con le immagini che evocano i luoghi della storia di Rico.

Fatto sta che il messaggio passa, eccome.  Lo dimostrano i commenti che arrivano in tempo reale e quelli scritti sulle cartoline virtuali messe a disposizione degli spettatori.

Non manca neppure il momento di confronto col pubblico al termine dello spettacolo, con l’ingresso del vero Enrico Comi, a dare ulteriore forza al messaggio e a rispondere alle domande degli spettatori, proprio come accade ‘dal vivo’ nei teatri e nelle scuole.

Erano oltre 1600 le persone che si sono collegate per gli spettacoli della sola giornata di martedì, da tutta Italia. Il biglietto costava sei euro.  Numeri impossibili da pensare per il teatro tradizionale. Numeri che, sicuramente, possono spingere a fare qualche riflessione, anche sul futuro del teatro.

Forse quello che va in scena online non si può più chiamare ‘teatro’: su questo punto la discussione è aperta.

Sicuramente però ‘Stupefatto’ in streaming è stato un successo, una scommessa vinta. Se l’obiettivo del teatro civile è far arrivare un messaggio, fare prevenzione, fare informazione vera sulle droghe, spingere a guardare oltre luoghi comuni diffusi capillarmente (da “Smetto quando voglio” a “Sono droghe naturali”), questo obiettivo è stato più che raggiunto.

“Abbiamo lavorato tanto a questo progetto”, dichiara Fabrizio De Giovanni al Dialogo di Monza. “E abbiamo lavorato tanto per diffondere la notizia in giro per l’Italia. Siamo stati premiati con oltre 1600 spettatori. Leggendo i commenti dei ragazzi sulle cartoline di gradimento ho avuto la conferma che non è tempo sprecato. Il messaggio è ‘prevenzione’. E arriva forte e chiaro”.

 

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