di Daniela Annaro
La piccola Irène Cahen d’Anvers ritratta da Pierre Auguste Renoir nel 1880. Lo sguardo distante, il vestitino azzurro della domenica, la folta chioma rossa e un finto fondale di rampicanti alle spalle. La bimba ha solo otto anni quando viene immortalata dal maestro dell’en plein air francese. “Uno dei più bei ritratti di Renoir -dice Marco Goldin, il curatore della mostra Storie dell’Impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin – e per questo l’ho scelta come simbolo della rassegna”.
A Treviso, al rinato Museo di Santa Caterina, oltre alla piccola Irène, ci sono altre 139 opere, firmate dai grandi pittori di Francia, per raccontare le Storie dell’impressionismo. Dipinti scelti da Goldin e prestati con generosità da musei americani e europei, come raramente accade nel nostro Paese.
Mezzo secolo di pittura – da metà dell’Ottocento ai primi anni del Novecento – scorre sulle pareti del museo trevigiano, diviso in sei “capitoli”. Sei sezioni dove il genere (il ritratto, il paesaggio, la natura morta…) viene scandagliato con grande libertà. Non ci sono solamente i maestri impressionisti, dunque. Capitoli nei quali si affrontano le diverse maniere e le differenti sensibilità dei pittori di Francia, con una lettura comparativa.

Titoli e temi suggestivi per ogni capitolo.”Figure sotto il cielo. Da Millet a Renoir.” si intitola la sezione dove viene esposto il Manet qua sopra. E’ una delle sezioni più interessanti proprio perché racconta il passaggio dalla pittura accademica di artisti come, per esempio, William Adolphe Bouguereau, pittore francese legato a uno stile tradizionale. Sotto il cielo, come suggerisce il curatore, Bouguereau inserisce figure non legate alla quotidianità, ma alla storia, al mito, alla religione. E sta anche in questo, la differenza con i pittori impressionisti che guardavano al vero e cercavano nuove strade per rappresentare la natura, il colore, la luce.

Rappresentazione del paesaggio che nel corso del tempo subirà altri influssi e suggestioni e dovrà rispondere a nuove esigenze. Tra i testimoni più noti di questa nuova sensibilità Vincent Van Gogh e Paul Gauguin.L’opera qui sopra è esposta nella quarta sezione.”Un nuovo desiderio di natura”. Natura come luogo percepito non solo dagli occhi, ma anche dai dolori dell’anima. Vincent dipinge questa tela due anni prima di togliersi la vita nel marzo del 1890.” E’ chiaro il passaggio – spiega Goldin – tra le residuali esperienze impressioniste parigine e la piena accettazione dell’antinaturalismo “. Come dire la natura che diventa tramite del disagio del vivere.