di Francesca Radaelli
Un bel pomeriggio di sport al femminile. Si è svolto ieri, domenica 7 giugno, nella palestra della scuola media Zucchi di Monza, il torneo interetnico di pallavolo organizzato nell’ambito del Trofeo della Pace, la tradizionale manifestazione promossa dalla sezione di Monza della UPF Universal Peace Federation. Lo sport come momento di aggregazione e divertimento, nello spirito di integrazione e inclusione che da sempre caratterizza gli incontri agonistici di un evento che quest’anno compie dieci anni. Uno spirito che, nel torrido pomeriggio di ieri, si è declinato tutto al femminile.
A scendere in campo, infatti, nella palestra gentilmente concessa dall’associazione La Baita, è la pallavolo. Ma soprattutto sono loro, le donne. Donne diverse per età innanzitutto, poi per nazionalità e religione. E, elemento non meno importante, per tipologia di approccio allo sport. Sono loro stesse a raccontarsi, tra una partita e l’altra.
C’è Dalia, per esempio, che è giovanissima, egiziana, gioca con il velo e sarà eletta miglior giocatrice della giornata. Le ragazze della sua squadra, Regina Pacis, under 16 e under 14, ora sono tutte prese dal pensiero delle vacanze in arrivo e degli esami di terza media. La loro gratitudine è tutta per gli allenatori: “Ci regalano il loro tempo”, dice Ilaria, una delle giocatrici, “sono persone meravigliose”.
Ci sono, per il secondo anno consecutivo, le mamme della TGIF, acronimo che sta per ‘Thank’s God is Friday’. ‘Grazie a Dio è venerdì’: l’ultimo giorno della settimana lavorativa, che coincide con il giorno degli allenamenti. Svolti proprio qui, nella palestra della scuola Zucchi. Sono loro le padrone di casa. “All’inizio trovare un posto per allenarci non è stato facile”, raccontano. “Ma non ci siamo scoraggiate: ora siamo in pista e ci stiamo impegnando per migliorare sempre di più”.
Punta tutto sull’energia – tanto da sfoggiare un bell’Energy stampato sulle divise – un altro gruppo di mamme, quelle dell’Ascot Triante. Per loro il giorno di allenamento è il mercoledì. “È la sera in cui ‘abbandoniamo’ a casa mariti e figli”, racconta Donatella, a cui sicuramente l’energia non manca. “Stacchiamo dalla nostra vita frenetica di mamme e scarichiamo tutte le tensioni e i problemi della settimana. Per noi lo sport è un’occasione per divertirci insieme, sfogarci un po’ e distrarci dalla routine quotidiana”.
E non poteva mancare, tra le squadre partecipanti, quella dell’UPF, decisamente eterogenea, composta da ragazze di età e nazionalità differenti, dal Giappone alla Bolivia: “È la prima volta che giochiamo insieme”, raccontano a match ormai terminato. “Siamo partite un po’ in sordina, abbiamo avuto bisogno di un po’ di rodaggio in campo. Ma alla fine, piano piano, ci siamo unite , siamo diventate una vera squadra e siamo riuscite a rimontare e vincere l’ultima partita”.
“Lo sport ha un valore universale, non esclude nessuno e, anzi, diventa un modo per unire le persone”, commenta Silvano Appiani, consigliere delegato allo sport del comune di Monza, che ha premiato le ragazze a fine giornata.
E se la UPF è la squadra eterogenea e multietnica per eccellenza, quella chiamata a diventare realmente ‘squadra’ nel momento in cui scende in campo, è impossibile non notare che Egitto e Iran sono ben rappresentati anche all’interno del team delle giovanissime del Regina Pacis. “Anche noi siamo multietniche, io sono calabrese”, scherza poi una delle mamme della Ascot.
Volti, lingue, inflessioni, età differenti si mescolano sotto rete. Ci si accorge che la diversità è dappertutto, anche all’interno della propria squadra, anche tra quelle sei persone che, ad ogni punto fatto, si uniscono nel centro del campo per esultare. È solo che, a un certo punto, si diventa una squadra. E ci si dimentica di essere tanto diversi.
Per la cronaca, vincono il torneo le giovanissime del Regina Pacis, seconde le mamme TGIF, terze le ragazze UPF, quarte le mamme di Ascot.
Francesca Radaelli