di Katiuscia Melato
E’ un libro di Pietro Citati che mi è piaciuto particolarmente perché parla dell’Odissea in modo intrigante, mostrando aspetti di Ulisse che, ai tempi della scuola, ci sono sicuramente sfuggiti o non sono stati visti per l’approccio tradizionale che si ha di solito con questi grandi testi della creatività umana.
Ulisse, grazie a Citati (prolifico ed eclettico scrittore e saggista), viene narrato in tutta la sua complessità di “eroe-spartiacque”, il primo grande uomo della storia mitica. Uomo e non più eroe di un’epoca beata ove gli dei erano vicini e aiutavano gli esseri umani nei loro affanni (come nell’Iliade), ma protagonista di una nuova era, quella moderna, la nostra, dove gli dei sono ormai lontani.
Egli è come noi, si adatta, si piega, accetta i limiti e impara a superarli. La sua mente è colorata, è muliebre, metamorfica, come lo è la nostra che deve aiutarci a sopravvivere, e possibilmente vivere, in un mondo “fluido” (citando Bauman), un mondo dove tutto cambia in continuazione e ad una velocità impensabile fino ad un secolo fa.
Anche le altre figure omeriche sono tinteggiate con sfumature complesse, in particolare quelle femminili: Elena, Calipso, Penelope, sono tratteggiate dalla penna di Citati come donne moderne, complesse, che nascondono in loro aspetti poco conosciuti, non stereotipati.
Il tutto all’interno di una struttura che richiama quella dell’Odissea (del secondo Omero però) mai semplice e lineare ma potrei dire “a spirale”, dove i piani narrativi ritornano, si scompongono, si frantumano e si connettono, ma in modo armonico, seguendo il suono di una segreta sinfonia.