Per scrivere di Umberto Boccioni, nato oggi, 19 ottobre 1882, sono andata a rivedere testi classici. Primo fra tutti il manuale di storia dell’arte di Giulio Carlo Argan, manuale sul quale molti di noi hanno studiato e – qualcuno – anche odiato, odiando poi, per tutta la vita, l’arte.
Ecco che cosa scrive del Futurismo, di cui Boccioni è il rappresentante più noto:
Le avanguardie sono un fenomeno tipico dei paesi culturalmente arretrati. Il loro sforzo, benché intenzionalmente rivoluzionario, si riduce generalmente a estremismo polemico. Nel manifesti futuristi si chiede al distruzione delle città storiche (Venezia, per esempio) e di musei. Si esalta la città nuova, concepita come un’immensa macchina in movimento… ( ). Sotto il gusto dello scandalo e il disprezzo per la borghesia, si cela un inconsapevole opportunismo e questa contraddizione spiega tutte le altre…( )
Al momento della scelta politica prevale il nazionalismo. Chiedono la guerra come “igiene del mondo” e vi partecipano da volontari ( Boccioni e Sant’Elia, due tra i più forti ingegni del gruppo, vi perdono la vita).
La citazione era dovuta soprattutto per raccontare che ci sono voluti diversi decenni prima di superare l’etichetta di “fascista” affibbiata ai Futuristi, nel loro complesso, e al più noto artista del movimento, Boccioni appunto. Non che la storiografia più recente abbia messo in discussione la sua adesione, ma con occhi più distaccati ha guardato l’intera opera sia di riflessione che la sua produzione artistica. E’ lo stesso Argan che parla di ” lucidi scritti teorici” a proposito del “Manifesto tecnico della pittura futurista” e del “Manifesto dell’architettura futurista”.
Nell’ultimo anno di vita, il 1915, Boccioni si allontana dalle poetiche futuriste. attenua l’elemento dinamico, guarda agli artisti europei, Cezanne fra tutti. Non sappiamo che cosa sarebbe successo, che cosa avrebbe dipinto e scolpito, se non fosse morto cadendo da cavallo mentre indossava la divisa militare a Sorte, in provincia di Verona.
Al di là delle scelte politiche, rimane tutta la sua produzione che testimonia , comunque la si veda, la sua genialità.
Daniela Annaro