In un mare…di plastica

Negli oceani ci sono  oltre 150 milioni di tonnellate di plastica. Questo è quanto dichiarato dal segretario generale dell’Organizzazione delle nazioni unite, Antonio Guterres, durante la Conferenza Mondiale sugli oceani  tenutasi  a New York nei giorni scorsi. Guterres  ha invitato tutti a “invertire la marea” e cercare di risolvere i problemi che l’uomo stesso ha provocato.

E l’appello ai governanti è arrivato anche dai cittadini. Alla Conferenza Onu è stata presentata una petizione firmata da oltre un milione di persone per chiedere la messa al bando della plastica monouso entro il 2022. La petizione, lanciata sulla piattaforma online Avaaz, è stata consegnata all’Unep, il Programma Onu per l’ambiente, a sostegno della campagna ‘#CleanSeas’ contro i rifiuti del mare.

La campagna sollecita i governi mondiali a mettere fine  all’uso di oggetti monouso in plastica e alle microsfere cosmetiche presenti ad esempio in esfolianti e i dentifrici, creme solari e filler.  

Non visibili ad occhio nudo, come invece le bottiglie e i sacchetti di plastica che galleggiano in mare, le microsfere sono così piccole da non essere filtrate dagli impianti di depurazione delle acque. Entrano così in mare, dove vengono ingerite dai pesci e, di conseguenza, sulle nostre tavole.  Finora sono 20 le nazioni che hanno aderito ma,  come dichiarato da Unep “c’è bisogno che molti di più salgano a bordo”.

Ma forse una soluzione c’è. La scienza, offre un’alternativa ‘bio’ alle microsfere. L‘Università di Bath ha pubblicato, proprio in occasione della giornata mondiale degli oceani, uno studio in cui illustra la creazione di microsfere di cellulosa, create con un materiale rinnovabile e biodegradabili, quindi non dannose per l’ambiente.

Le microsfere usate nell’industria cosmetica sono spesso in polietilene o in polipropilene, polimeri derivati dal petrolio che impiegano centinaia di anni per degradarsi“, spiegano gli scienziati. “Noi abbiamo sviluppato un modo di fare microsfere dalla cellulosa, che non solo proviene da una fonte rinnovabile, ma si biodegrada in zuccheri innocui

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