di Isabella Procaccini
“Caro Amico, torno in teatro dopo le fatiche (fatiche si fa per dire) di “Apocalypse”. Per lungo tempo ho pensato al titolo da dare a questo spettacolo, cercando qualcosa che già nel nome, nascondesse o meglio rivelasse, il cuore dello spettacolo stesso. Dopo 20 anni di carriera, ho deciso di aprire il cassetto dei ricordi e raccontare un po’ del mio privato. Non è un racconto retrospettivo, semmai è una lucida analisi su quello che è stato, su quello che è e su quello che forse sarà. Cercherò di raccontarti quello che sono; passando dai miei ricordi fanciulleschi delle vacanze al Viagra, da un passato trascorso lavorando nella moda fino alla nuova realtà di genitore.
Lo farò a modo mio, senza fronzoli, in maniera schietta e sincera, lasciando però sempre un piccolo spazio aperto alla poesia, spesso ignorata nella vita di tutti i giorni.
In fede, Giuseppe Giacobazzi”
Un po’ di me, interpretato da Giuseppe Giacobazzi, in scena nuovamente al Teatro Manzoni dopo il sold out del 28 febbraio, è uno spettacolo che mescola perfettamente comicità e riflessione.
Partendo dalla spiegazione della scenografia, che mostra dei cubi che rappresentano i cassetti della memoria dove ognuno di noi tiene ben custoditi i propri ricordi, l’artista passa in rassegna tutti i momenti più importanti della sua vita. Ma è il modo in cui questi ricordi ci vengono raccontati ad essere unico. È un continuo mix di memoria e paradosso, di realtà ed esaltazione della realtà che rende anche l’azione più semplice come il prendere un volo low cost o l’andare a fare la spesa una situazione esilarante.
È difficilissimo far ridere, certamente più che far piangere. C’è una linea sottilissima, soprattutto a Teatro dove il personaggio arriva allo spettatore senza il filtro dello schermo, tra il comico e il grottesco, tra ciò che sa far ridere e ciò che disturba perché troppo eccessivo. Ecco, Giacobazzi è “genuinamente comico” e riesce nel suo scopo perché presenta allo spettatore argomenti che gli sono vicini, che lo toccano in prima persona, che lo interessano. C’è anche un’altra caratteristica che ha reso questo spettacolo davvero unico: avete presente la sensazione che si prova quando si ride tanto, di gusto e poi all’improvviso escono delle parole dalla bocca dell’attore che quel riso sanno interromperlo in modo improvviso, perché hanno detto qualcosa di intimo, di serio, di inaspettato? Qualcosa che all’istante spinge a riflettere…
Un po’ di me è pieno di questi momenti. Il titolo avrebbe dovuto essere Un po’ “tanto” di me. Il comico, a un tratto, smette di essere tale e inizia a raccontare la propria battaglia contro la fecondazione assistita, un percorso lungo e terribile che sa un po’ di denuncia verso la cultura italiana che troppo spesso vede in questa pratica qualcosa di illecito, che non mette a proprio agio, che sa solo giudicare costringendo la maggior parte delle coppie a fuggire all’estero.
Uno spettacolo piacevole, divertente e attuale, portato in scena da un comico che sa coinvolgere, che sa parlare ininterrottamente per due ore e mezza senza annoiare, che sa far ridere e riflettere, contemporaneamente… E non è da tutti. Credo che lo scopo della rappresentazione fosse anche quello di far cadere il mito del personaggio televisivo come ultra-uomo, come qualcuno lontano anni luce dalla realtà e dalla quotidianità. Obiettivo raggiunto.
In teatro si percepisce la personalità di Giacobazzi a 360 gradi, arriva la vita, con i suoi alti e bassi, arriva la semplicità di un uomo che finito lo show prende la macchina, qualsiasi sia l’ora, e torna a casa dalla moglie e dalla figlia.