Un pomeriggio col panettiere

ChiodaroliStefano Chiodaroli, attore, comico e cabarettista in visita alla Sacra Famiglia, si è lasciato intervistare

Ed ecco che entra a far parte della nostra cerchia di grandi amici anche lui, Stefano Chiodaroli, bello simpatico e buono come il pane… Finalmente dopo tanto siamo tornati a sorridere, e lui sa il perché! Moderatamente esagerato. Seriamente comico. Garbatamente irriverente.

In questi tre ossimori si potrebbe sintetizzare la figura di Stefano Chiodaroli, il panettiere di Zelig e Colorado, come lo chiamano tutti, attor comico e autore di se stesso. Stefano, varesino, 51 anni portati con la leggerezza di una baguette, è arrivato in visita qui, alla Sacra Famiglia di Inzago, in un pomeriggio in cui marzo ci regalava un cielo azzurro e pulito come i suoi occhi. È venuto per incontrarci e per farsi incontrare. Più come persona che come famoso. Più come uomo che come comico. Anche perché uomo e persona sono sostantivi, indicano sostanza. Famoso e comico sono solo aggettivi.


Ecco un breve resoconto delle domande che gli abbiamo rivolto e delle risposte che ci ha dato, senza mai dimenticarsi di essere un gentiluomo (come spesso ama ripetere):

Come hai cominciato?

All’Oratorio! Facevo scenette e intrattenevo perché l’allegria che avevo dentro non potevo tenerla per me. Poi qualche amico più grande mi ha consigliato di non tenere il mio talento racchiuso nelle mura della parrocchia o della zona di Varese in cui sono nato e da lì cominciato tutto. All’inizio eravamo in tre. I Tablitz 88. Io, un bibliotecario e un figlio di imprenditore che aveva una fabbrica di laminati plastici. Ora io faccio l’attore, l’ex bibliotecario fa il bibliotecario e il figlio dell’imprenditore fa l’imprenditore. Io mi sono iscritto alla scuola mimo drammatica dell’arsenale.  Il primo giorno che ci sono andato mi hanno messo nell’ultima fila e avevo davanti 60 sederi di donne. Là ho capito che non me ne sarei mai  andato via!

Ti da più soddisfazione fare tv, teatro o cinema?

Il cinema, se fai un bel film, è eterno. Lo vedranno tantissime persone anche tra tantissimi anni. La televisione è un taxi che ti porta lontano. Ti offre immediata visibilità e quindi ti permette di lavorare. Il teatro è un evento unico. Accade una volta sola ed è diversa da tutte le altre. Mi piacciono tutti. Mi piace questo mestiere.

Che bambino sei stato?

Un bambino. Uno normale. Non ho avuto un’infanzia particolarmente felice ma neppure triste o drammatica. Giocavo spesso da solo. Ero solitario. Schivo. Un po’ burbero. Mi chiamavano Popeye, per la mia somiglianza con Braccio di Ferro. Facevo capanne nei boschi ed ero sempre sporco perchè vivevo in campagna. Selvaggio. Selvatico.

Qual è il personaggio che ami di più tra quelli che hai creato ed interpretato?

I personaggi sono come figli. Per un certo aspetto li ami tutti.  Il Panettiere mi ha regalato grande popolarità e successo, ma alcuni personaggi che hanno avuto meno successo li ho amati molto: Tempesta Ormonale, il guerriero scozzese convinto di essere un semi-Dio, con tanto di kilt scozzese e tutto dipinto d’azzurro, Ornelli il fotomodello, il mago abat Jorà. Tutte pagine di un bel libro di foto ricordo.


Cosa consigli a chi volesse fare il mestiere dell’attore?

Di far muovere lo spazio intorno a se. Questo, per me, è recitare. E di avere storie da raccontare. Per dirla come gli indiani, esiste un Karma ed esiste un Darma. Se quello per cui sei fatto veramente la tua strada, la tua vocazione, prima o poi ce la farai a fare quel che stai cercando di fare. La forza e il sostegno ti arriveranno.

Con chi ti piacerebbe lavorare?

Forse con Giancarlo Giannini, l’ultimo grande attore italiano. Oppure con Natalie Portman o Scarlett Johansson, che secondo me sarebbero delle partner ideali per un tipo come me (sorride sognante).

Sei religioso?

Credo nel Destino. Sono molto religioso. La mia mamma si è sempre spesa in rosari per me. Ha detto più rosari lei che i caricatori delle mitragliette tedesche nella seconda guerra mondiale.

Sei superstizioso?

No. Non credo nè nella fortuna nè nella sfortuna.

Che rapporto hai con i soldi?

Li adopero. Sono come un addetto alla locomotiva a carbone. Devo continuamente mettere carbone, altrimenti il treno si ferma. I soldi, credo, vanno usati per due cose: per comprare una casa e per far festa con gli amici. Il resto non mi interessa (vestiti, automobili, vita mondana etc.).

Cosa leggi?

Mi piace la storia. I libri storici. Di qualsiasi periodo.


Che musica ascolti?

Quando sono solo in casa e faccio le mie cose, scrivo, lavoro, ascolto Bach. Concerti per organo. L’arte della fuga di Bach.  Ma, invecchiando, mi sono accorto di avere avuto una rinascita di interesse per il Rock & Roll. Deep Purple, Led Zeppelin, Depeche Mode, Tutto il rock degli anni 80.

Il tuo piatto preferito?

Una bella bistecca alla brace con un bicchiere di vino e una grappa e io sono a posto.

Qual è la prima cosa che noti in una donna?

L’ho detto prima (scherzando): il sedere nooo! Dai dirò gli occhi, la linea della schiena e quello che dice nei primi 15 secondi in cui mi parla. Da là si capisce tutto.


Quali sono i tuoi amici nel mondo dello spettacolo?

I miei amici non sono nel mondo dello spettacolo. Sono gli amici di sempre. Quelli con cui mi piace stare a tavola a parlare e a farci compagnia. Ho legato con Claudio Batta e con Leonardo Manera, con i quali ho condiviso una lunga esperienza professionale (BELLI DENTRO, la sitcom ambientata nel delle carceri) e recentemente con Lucia Vasini (ex moglie di Paolo Rossi) con la quale abbiamo fatto molte repliche insieme al S. Babila di Milano con IL CLAN DELLE DIVORZIATE. La vicinanza nel lavoro rende familiari i rapporti con le persone. Essere amici non è necessario per fare questo lavoro, ma aiuta!!

Perché trasmissioni TV come Zelig o Colorado Caffè sono così in declino e non hanno più lo stesso impatto di 15 anni fa?

Perché esistono i cicli e ricicli. Le cose che passano in tv vengono bruciate in fretta perché la tv si nutre di immagini. Quelli bravi e che avevano qualcosa da dire sono ancora in giro. Gli altri vengono tritati e devono cambiare mestiere. È fisiologico. Dopo un po’ l’idea, se non viene rinnovata, si affievolisce.


Rimpianti?

Sono grato al Destino per dove mi ha portato, con mia moglie e le mie figlie, con il mio lavoro e le mie storie. Forse, se non avessi schiacciato così forte l’acceleratore quella sera, ora avrei ancora la patente e non dovrei rifare l’esame di guida.

Tornerai a trovarci?

Sono un gentiluomo e torno se mi invitate. Voi mi invitate?

SI!!!

Allora torno. Promesso.

Fine della cronaca. Spazio alle foto di rito e alla visita agli ospiti della struttura che non hanno potuto alzarsi.

Noi abbiamo avuto modo di poter scambiare qualche parola con lui e devo dire che è proprio una personcina a modo, ironico al punto giusto mai volgare e serio nelle cose importanti. Grazie Stefano per aver passato con noi un pomeriggio divertente e per averci fatto conoscere oltre al comico, l’uomo.

Salvina Candarella e Carlo Pastori

logo sacra famiglia

 

A cura della Redazione di Inzago.

Un progetto de Il Dialogo di Monza in collaborazione con la Fondazione Sacra Famiglia

 

image_pdfVersione stampabile