di Laurenzo Ticca
Proviamo, per un istante, a lasciarci alle spalle la cronaca di una crisi improvvisa, inaspettata. Ignoriamo il ragliare scomposto di chi ha pugnalato il Governo provocando le dimissioni del presidente Draghi.
Proviamo ad allontanarci e a gettare lo sguardo oltre la cronaca. Abbandoniamo il proscenio e inoltriamoci nelle quinte di questa surreale rappresentazione.
Sullo sfondo si intravvede la maschera di Mario Monti. Era il novembre del 2011 e l’ex commissario europeo fu chiamato a “salvare” il paese. I partiti gli affidarono il potere. L’elettorato ne prese atto. Nell’aprile del 2013 Monti fu impallinato. Poi le elezioni precedute dalle affermazioni solenni delle parti in competizione: “ mai un governo Pd Pdl” . Nacque il governo di larghe intese guidato da Letta, assassinato da Renzi a sua volta sostituito da Gentiloni . L’elettorato ne prese atto.
La XVIII legislatura si aprì con il Conte uno ( Salvini ministro dell’Interno) e proseguì con il Conte II (fuori la destra dentro il centrosinistra). L’elettorato ne prese atto. Poi venne l’appello rivolto a Draghi affinché evitasse il default del paese.
Tra le quinte della crisi italiana incontriamo anche le maschere di due presidenti della Repubblica Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella chiamati a surrogare con la loro autorevolezza un baraccone partitico che non era nemmeno in grado di raggiungere l’accordo sul nome di un nuovo presidente della Repubblica. L’elettorato ne prese atto.
Il resto è cronaca di questi giorni. L’insipienza di Conte, la destra che sente l’odore del sangue e fa saltare il banco. Il rumore di fondo di chi si sta già posizionando in vista della distribuzione di poltrone. L’elettorato osserva, prende atto e legge i dati dell’Istat sulla disoccupazione, registra la crescita dei prezzi al consumo, osserva la guerra in Ucraina e le nubi che si addensano sul prossimo autunno.
Domanda: quando si è verificata questa drammatica rottura tra ceto politico ed elettorato? Tra rappresentanti e rappresentati? Quando i partiti hanno cominciato a trasformarsi in centri di potere in mano a oligarchie che decidono le crisi e la loro ricomposizione in base ai propri interessi, insensibili alla povertà diffusa, alla sofferenza del ceto medio?
Non sappiamo quando e dove questi processi degenerativi abbiano cominciato a manifestarsi. Sappiano solo che questo vuoto angosciante di rappresentanza è sotto i nostri occhi e che la vicenda Draghi rischia di essere solo un fatto di cronaca, una tappa della lunga agonia di un regime.