Si sa che le donne hanno una marcia in più. E quando oltre alla professionalità si aggiungono passione ed entusiasmo il gioco è fatto, realizzando quelli che sembravano sogni che sarebbero dovuti rimanere chiusi nel cassetto. Ma le socie della cooperativa sociale La Fucina quel cassetto l’hanno aperto dando vita a un progetto professionale e umano originale e innovativo, trasformando la passione per il teatro in un’attività imprenditoriale.
Ce ne parla direttamente Monica Brotto, una delle socie che oltre dieci anni fa ha dato vita a questa avventura.
Monica,come è nata l’idea de “La Fucina”?
Tutto è nato dall’idea di cinque persone che hanno condiviso un percorso di studi simili, tutte accomunate da una grande passione per il teatro inteso come strumento educativo. Ma anche di lavoro proponendo progetti educativi per esempio nelle scuole e nelle biblioteche, utilizzando il teatro e la creatività per il benessere dei singoli e della comunità.
Come si è evoluta la cooperativa nel corso di questo decennio?
Siamo partite nel 2001 come associazione culturale, poi consce che la passione avrebbe potuto trasformarsi in professione abbiamo scelto di fondare una cooperativa riuscendo ad ottenere i fondi messi all’epoca a disposizione nell’ambito della legge 215 a sostegno dell’imprenditoria femminile.
Il focus è sempre stato il benessere della persona, dal bambino all’adulto, protagonista del suo tempo. L’obiettivo si è sempre più delineato nell’individuare e potenziare i talenti delle persone con progetti ad hoc nei diversi ambienti di vita, dalle scuole all’azienda alla famiglia.
In che modo opera “La Fucina”?
La nostra area di azione è molto ampia e varia a seconda delle età e delle esigenze dei nostri utenti . Nell’area giovanile LaFucina si pone come incubatore di idee giovanili, come luogo e risorsa per attivare le competenze e le azioni dei giovani con l’obiettivo di facilitare benessere al fine di collocarsi nel mondo del lavoro. Una sorta di palestra per i ragazzi per scoprire e valorizzare le proprie potenzialità con orientamento scolastico e professionale.
Altra area di azione quella dell’infanzia e della famiglia dove La Fucina si pone come interlocutore per il protagonismo e per il supporto ai bisogni collettivi delle famiglie (territorio) in quanto crede che la famiglia abbia in sé un potenziale e sia una risorsa importante per il benessere della comunità intera garantendo servizi di supporto ai genitori come per esempio i centri estivi.
Ma anche attivando progetti dove al centro c’è la famiglia intesa come piccola comunità con il coinvolgimento di tutte le sue componenti che lavorano insieme per un obiettivo comune, come ad esempio nei laboratori ai quali partecipano insieme figli e genitori.
Un altro importante settore in cui operiamo è quello delle imprese con percorsi di formazione tesi a valorizzare le potenzialità dei professionisti, utilizzando il metodo del coaching umanistico. Al centro c’è comunque la persona. E il suo tempo.
La vostra cooperativa dà molta importanza al modo di vivere il tempo, anche nel modo del lavoro: in che modo?
Per esempio tra i nostri progetti più apprezzati c’è quello “In ufficio con mamma e papà “, un workshop che permette ai più piccoli di conoscere e di vivere quel luogo di lavoro di cui i genitori spesso parlano. Così che quando mamma e papà la mattina salutano per andare al lavoro il bambino sa dove sta andando, il luogo dove il genitore trascorre gran parte della giornata. Dando perciò un senso a quelle parole vuote di “mamma e papà vanno al lavoro”.
Cosa significa lavorare in cooperativa?
Il nostro leit motiv deve essere “Il benessere deve diventare cifra stilistica dell’azienda. Quello che facciamo e quello che divulghiamo ha senso nel momento in cui noi, in prima persona, lo viviamo. Malgrado le difficoltà che normalmente ci sono in qualsiasi azienda , da noi si respira una bella energia.
Quali sono gli elementi conduttori della vostra cooperativa?
Sono quelli alla basi della concezione di cooperativa. In primis di attenzione alle relazioni, di valorizzazione del lavoratore che solo nel momento in cui si sente motivato e stimato riesce a dare il meglio di se stesso. Ma è importante anche la conciliazione, il rispetto delle esigenze e dei tempi di tutti. E soprattutto lo spirito di squadra, il lavorare insieme alla realizzazione di un progetto che richiede tempo e sacrifici.
La cooperativa, però, come tutte le aziende avrà subito ripercussioni in questo momento di crisi: come avete fatto a rimanere a galla?
È stata una sfida difficile, ma è il come che fa la differenza. Puntando sempre sulla cura e sulla qualità del servizio che viene garantito al cliente che, rispetto al passato, ha minore disponibilità economica. Accompagnando il cliente alla visualizzazione delle reali necessità, aiutando a individuare domande e non solo fornendo risposte. La mission de La Fucina si può infatti riassumere in questo modo: trasformare la domanda in obiettivo di sviluppo, avendo una visione collettiva delle reti e delle risorse.
I pregi del lavorare in una cooperativa?
Sicuramente il lavorare in équipe e respirare quell’aria particolare dove tutti fanno sforzi per raggiungere il risultato.
E i limiti?
Spesso proprio la partecipazione profonda non permette di avere il tempo necessario di coinvolgere tutta la squadra.
Monica, a distanza di oltre dieci anni dall’avvio di questa avventura la rifaresti?
Sicuramente rifarei La Fucina, la soddisfazione di dare forma ai propri sogni. Se penso a coloro che ogni giorno abbassano la testa svolgendo un lavoro che non li gratifica io sono molto felice e orgogliosa di impegnarmi ogni giorno per la nostra Fucina.
La Redazione