Una lettura per l’estate: il Sogno di Shakespeare

di Francesca Radaelli

Una notte magica, in cui il sogno si mescola con la realtà, il  bosco con la città, uomini e donne con fate ed elfi. È la Midsummer’s Night in cui William Shakespeare ambienta una delle sue commedie più celebri e meglio riuscite, Sogno di una notte di mezza estate (datata 1595). Il nostro primo consiglio di lettura da scoprire o rispolverare per quest’estate è un classico del teatro famosissimo, che mette in scena le più spassose e divertenti contraddizioni dell’amore.

Nella città di Atene la giovane Ermia deve sposare Demetrio per seguire le leggi della città e della famiglia (è il padre che lo vuole), ma ama un altro, Lisandro, che la ricambia. Demetrio, dal canto suo ama Ermia ma è amato, senza ricambiare, da un’altra fanciulla, Elena. Quando però i quattro giovani ateniesi entrano nel bosco e uno dopo l’altro si addormentano, accade che l’oggetto della passione, per alcuni di loro, si trasforma e diventa improvvisamente un altro. Lisandro svegliandosi si scopre divorato dalla passione per Elena, gettando Ermia, che invece continua ad amarlo, nello sconforto. Del resto, il bosco è il regno di Oberon e Titania, della magia, e soprattutto di Puck, o meglio Robin Goodfellow, lo spiritello che scombina le carte in tavola: è lui che,  attraverso un fiore magico, riesce a far innamorare chiunque della prima cosa che capita davanti agli occhi al momento del risveglio.

Sir Joseph Noel Paton -La disputa di Oberon e Titania-(Fonte: Google Art Project 2)

Ma che estate è quella in cui Shakespeare fa muovere i suoi personaggi?

“All’inizio della mezza estate/ quando ci incontriamo sui colli, nelle valli, nella foresta o sul prato”, dice Titania. Occorre però precisare che la notte delle fughe e degli inseguimenti d’amore nella foresta di Oberon e Titania non si svolge nel mezzo dell’estate intesa come stagione astronomica, ma potrebbe coincidere piuttosto con il solstizio del 21 giugno, che è la data che convenzionalmente dà inizio alla stagione estiva, oppure secondo altre ipotesi  con la notte del 24 giugno, in cui oggi festeggiamo san Giovanni. Una notte di inizio estate, quindi.

 Altri personaggi della commedia parlano  dei ‘Riti del Maggio’, che precedono l’inizio dell’estate: ai tempi di Shakespeare erano notti di feste nel bosco, di danze e di veglie accanto ai fuochi. Nei paesi scandinavi- in Svezia per esempio –   ancora ai nostri giorni la festa di Midsommer ricorre in un periodo che va approssimativamente dal 21 al 25 giugno. Una ricorrenza antichissima, legata al folclore popolare dell’epoca precristiana, ma che affonda le proprie radici in tempi ancora più antichi, quelli dei rituali che hanno dato forma al sito archeologico di Stonehenge, famosissimo in tutto il mondo: lì le pietre sono predisposte in modo che nel giorno del solstizio, al momento dell’alba, il sole illumini il monolite centrale, dando origine a uno spettacolo unico, che ancora oggi attira migliaia di persone.

È dunque una notte che dà inizio all’estate quella scelta da Shakespeare per mettere in scena la forza potentissima, irrazionale, mutevole (e assai divertente) dell’amore, che le leggi degli uomini tentano di imbrigliare nell’istituzione del matrimonio, ma che – almeno nel bosco e di notte – obbedisce a ben altre leggi, simili a quelle della magia.

Nel bosco, quella notte che dà inizio all’estate, le leggi della città non valgono e quelle della magia mutano continuamente. E l’amore è un sogno che trasforma la realtà. Un uomo con la testa d’asino sembra la creatura più bella agli occhi di Titania, la bellissima – lei sì – regina delle fate, che se ne innamora perdutamente. Mentre quelli di Lisandro e Demetrio sono rapiti ora da Ermia ora da Elena, trasfigurate alternativamente, ai loro occhi, nella fanciulla più bella che ci sia.

La notte del solstizio è la più corta dell’anno,  e il giorno invade lo spazio della  notte, proprio come gli uomini della città entrano nel bosco, che è uno spazio di fate e folletti, con conseguenze imprevedibili e indubbiamente divertenti.

Il Sogno di Shakespeare è una commedia, infatti, e c’è il lieto fine. Dopo aver scompaginato cuori e menti, Puck riporta tutto all’equilibrio.

“Se noi ombre abbiamo offeso/ si rimedia, se pensate: / son visioni, dormivate” , dice lo spiritello al pubblico, alla fine dello spettacolo. È stato solo un sogno, dunque. O almeno si è autorizzati a pensarla così.

Ogni passione, ora, è ricambiata e adeguata alle leggi degli uomini. Lisandro ama e sposa Ermia, Demetrio ama e sposa Elena. Teseo, il re di Atene, può sancire la ritrovata armonia sposando Ippolita, la regina delle Amazzoni, proprio nel giorno successivo a questa notte di passioni confuse e intricate.

L’amore trionfa nella città e viene ricondotto alle sue leggi: dentro a queste leggi, l’estate può avere inizio.

Sempre che Puck non se ne esca con qualche altro filtro magico… 

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