di Francesca Radelli
Incontrarsi ogni anno nello stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto. Per trascorrere una notte d’amore insieme. E raccontarsi le ultime novità delle rispettive vite.
E’ ciò che decidono di fare i protagonisti della commedia brillante andata in scena lo scorso weekend al Teatro Manzoni di Monza, primo appuntamento della Grande Prosa. Scritta dall’autore canadese Bernard Slade, “Alla stessa ora, il prossimo anno” è la nuova produzione del Teatro Stabile di Verona, che vede alla regia Antonio Zavatteri e in scena Alberto Giusta e Alessia Giuliani.
Le relazioni extra-coniugali non sono certo una novità, né in letteratura, né a teatro, né tanto meno nella vita reale. Ma George e Doris sono due amanti decisamente non convenzionali. E’ il 1951 quando si incontrano per la prima volta, un po’ per caso, e trascorrono una notte di passione in una camera d’albergo. Quella stessa camera sarà teatro dei loro incontri nei successivi 24 anni, sempre alla stessa ora dello stesso giorno.
Incontri nei quali i due si svelano l’uno all’altro, nei loro sentimenti verso i rispettivi coniugi e verso i figli, ma soprattutto nei loro cambiamenti, visibili e invisibili. Un incontro dopo l’altro, gli spettatori si vedono passare davanti agli occhi 24 anni di storia americana.
Anno dopo anno, il rapporto tra i due cresce. Ha il brivido, e i sensi di colpa, della relazione clandestina, del tradimento, dell’adulterio, ma diventa anche qualcosa di più.
Perchè nei dialoghi tra George e Doris ci sono i diplomi per corrispondenza e il mondo della finanza, la guerra del Vietnam e la contestazione giovanile, le istanze femministe e la nostalgia per un passato in cui i ruoli erano più chiari, la ‘moda’ della psicoterapia e il business delle catene di ristorazione.
Ma in quella camera d’albergo ogni anno, alla stessa ora, entrano anche le crisi esistenziali e le crisi di coppia; in quella camera entrano il marito e la moglie di una e dell’altro, evocati nei loro pregi e nei loro ‘disastri’; entrano i figli, mostrati in fotografia e sempre ricordati; e le riflessioni, più o meno serie, sulla propria vita.
Gli attori sono molto bravi a mantenere un ritmo vivacissimo per tutto lo spettacolo, gli scambi di battute sono a tratti esilaranti, anche se la commedia si mantiene sempre raffinata ed elegante.
In platea si ride e si sorride non poco. Ma alla fine quei due si inizia anche ad invidiarli un po’. Chi non vorrebbe, un giorno all’anno, prendersi una pausa dalla propria vita? Sentirsi libero o libera di condividere con qualcuno non solo e non tanto una notte di passione, ma soprattutto “una cosa bella e una cosa brutta” accadute nel tempo passato dall’ultimo incontro. Chi non vorrebbe, un giorno all’anno, provare a guardare la propria vita ‘da fuori’ e sbirciare dentro quella di qualcun altro?
In fondo è ciò che George e Doris continuano a fare in quella camera d’albergo, ogni anno, alla stessa ora.