Nel 2015 le migrazioni forzate potrebbero superare tutti i record. A porci di fronte a questa preoccupante prospettiva è il nuovo rapporto dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite impegnata a proteggere i diritti di rifugiati, sfollati e apolidi, diffuso in occasione della Giornata Internazionale del Migrante che si celebra oggi in tutto il mondo. Sono quasi un milione i rifugiati e migranti che finora hanno attraversato il Mediterraneo, mentre i conflitti in Siria e altrove continuano a provocare incredibili livelli di sofferenza, spingendo interi popoli ad abbandonare le proprie case.
Il rapporto Mid Year Trend dell’UNHCR copre il periodo tra gennaio a giugno del 2015, ha come focus le migrazioni forzate causate da conflitti e persecuzioni e mostra trend in rosso per le tre maggiori categorie di migrazioni forzate – rifugiati, richiedenti asilo e persone costrette a fuggire all’interno dei loro paesi.
“Le migrazioni forzate hanno una grande influenza sui nostri tempi”, ha commentato l’Alto Commissario per I Rifugiati António Guterres. “Toccano le vite di milioni di esseri umani come noi – sia quelli costretti a fuggire che quelli che forniscono loro riparo e protezione. Non c’è mai stato così tanto bisogno di tolleranza, compassione e solidarietà con le persone che hanno perso tutto”.
Il numero totale dei rifugiati nel mondo, che un anno fa era di 19,5 milioni, ha superato la soglia dei 20 milioni (20,2 milioni) a metà del 2015, per la prima volta dal 1992. Le richieste d’asilo sono aumentate del 78 per cento (993,600) rispetto allo stesso periodo del 2014 mentre il numero di sfollati interni è salito di 2 milioni, fino a circa 34 milioni. Considerato che il report si riferisce solo alle persone protette dall’UNHCR (il numero totale, che comprende anche chi non riceve la protezione dell’Agenzia, sarà disponibile solo a metà 2016), il 2015 potrebbe essere l’anno in cui le persone costrette a fuggire supereranno i 60 milioni per la prima volta. Ad oggi, una persona su 122 è stata costretta ad abbandonare la propria casa.
Al di là delle statistiche principali, il report mostra soprattutto un peggioramento delle condizioni in diverse aree chiave. La percentuale di rimpatri volontari, che indica il numero di rifugiati che hanno la possibilità di tornare a casa e misura lo stato dei conflitti a livello mondiale, ha raggiunto il livello più basso degli ultimi tre decenni (circa 84,000 persone, contro le 107,000 dello stesso periodo un anno fa). In pratica, chi diventa rifugiato oggi ha le probabilità di tornare a casa più basse degli ultimi 30 anni.
Anche il nuovo numero di rifugiati è aumentato vertiginosamente: circa 839,000 in soli 6 mesi, equivalente a una media di circa 4,600 persone costrette ogni giorno ad abbandonare il proprio paese. La guerra in Siria rimane la crisi che crea il maggior numero di rifugiati e sfollati interni. Ad ogni modo, il rapporto sottolinea che, anche escludendo dal calcolo tale conflitto, la tendenza generale è quella di un aumento delle migrazioni forzate in tutto il mondo.
Un maggior numero di rifugiati bloccati in esilio, aumenta di conseguenza la pressione sui Paesi che li accolgono, una situazione che, se non gestita adeguatamente, può portare anche all’aumento del risentimento nei confronti dei rifugiati e favorire la politicizzazione del tema. Nonostante questi rischi, la prima metà del 2015 è stata caratterizzata anche da una straordinaria generosità: considerando i rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR (i palestinesi sono sotto il mandato della nostra organizzazione sorella UNRWA), la Turchia è il Paese che, in assoluto, ne ospita il maggior numero al mondo, con 1.84 milioni di rifugiati sul suo territorio al 30 giugno. Il Libano, invece, con 209 rifugiati ogni 1.000 abitanti, ospita il maggior numero di rifugiati rispetto alla propria popolazione. L’Etiopia è il Paese che spende di più in rapporto alla dimensione della sua economia, con 469 rifugiati per ogni dollaro del suo PIL (per capita, a parità del potere d’acquisto). Nel complesso, la maggior parte della responsabilità globale di ospitare i rifugiati continua ad essere sostenuta da Paesi confinanti con le zone di conflitto, molti dei quali sono in via di sviluppo.
Il flusso di persone che raggiungono l’Europa attraversando il Mediterraneo in imbarcazioni è presente solo parzialmente nel rapporto, in quanto gli arrivi sono aumentati soprattutto nella seconda metà del 2015, al di fuori del periodo di riferimento del Mid Year Trend. Nei primi sei mesi del 2015, la Germania è stato il Paese che ha ricevuto il maggior numero di richieste di asilo del mondo, 159.000, numero che si avvicina al totale delle richieste del 2014. Il secondo Paese è la Federazione Russa, con 100.000 richieste, soprattutto da parte di persone che fuggono dal conflitto in Ucraina.