Votare: perché dovremmo?

di Fabrizio Annaro

Ho incontrato persone che si dichiarano sfiduciate e che non andranno a votare il prossimo 25 settembre. A loro ho detto, e lo scrivo, che votare non è solo un diritto, ma una fondamentale manifestazione di pensiero. La democrazia è un bene prezioso che va difesa e tutelata.

Anche il voto di protesta ha il suo senso. L’importante è partecipare. L’astensione ha solo un effetto: portare acqua al mulino di chi opera nelle “tenebre”, di chi agisce con poca trasparenza  e chi pensa che la politica sia “la diligenza d’assaltare” e non il bene comune da custodire.

Votare, invece, significa manifestare una posizione. Esiste il partito ideale? No. Questa legge elettorale è una legge orribile. Non consente ai cittadini di manifestare la propria preferenza. Ma di necessità virtù: possiamo informarci e fra i nomi che troveremo stampati sulla scheda elettorale possiamo sostenere persone che stimiamo.

Fare di ogni erba un fascio, dire che tutti sono uguali, che nulla cambierà, non solo non corrisponde al vero, ma ci condanna ai margini della vita pubblica dando mano libera proprio a quelle persone che intendiamo sfiduciare.

Non tutti sono uguali. Lo dimostra il fatto che anche in politica parlamentari, sindaci, uomini delle istituzioni si battono per dare ai cittadini il meglio possibile. (Le persone che si impegnano per il bene comune rappresentano “una buona notizia” che non passa di moda!) La politica spesso si presenta come una lotta fra chi “assalta la diligenza” e chi, invece,  preferisce impiegare le risorse per custodire i beni comuni e tutelare i cittadini.

E’ stata una campagna elettorale “fragile” oscurata dalla guerra in Ucraina, dalla morte della regina Elisabetta e dall’alluvione nelle Marche. I Tg, ancora una volta, si sono dimostrati inadeguati nel fornire un’informazione esaustiva. Conosciamo le posizioni dei vari partiti per sommi capi. In Tv parlano i leader come se nelle retrovie non ci fosse nessun’altro. Le inchieste giornalistiche capaci di prevedere cosa faranno in realtà i partiti una volta al governo, si contano sulla punta delle dita. Si preferisce, soprattutto lo fanno i giovani, un’informazione fai da te con il rischio di imbattersi in fake news o in notizie imprecise, verosimili.

Mi chiedo se sia meglio un’Italia protagonista in Europa piuttosto che un’Italia alleata all’Ungheria. Mi domando se la flat tax rappresenti una soluzione che possa migliorare la pressione fiscale. Molti studi in materia hanno dimostrato che  riduce le tasse ai ricchi senza migliorare la situazione delle classi meno abbienti.

Non amo i proclami  anti accoglienza soprattutto quelli pronunciati da chi maneggia rosari e si proclama custode del Vangelo.  Penso sempre che anch’io avrei potuto nascere nella parte “sbagliata” del mondo. Non credo sia colpa degli immigrati se i salari diminuiscono e se manca il lavoro. Non voglio che gli omosessuali e le donne siano considerate persone di serie B.

Se scandagliamo l’altra sponda dello schieramento sembrerebbe ci sia più consapevolezza della complessità delle cose e di quanto sia difficile governare, ma serve maggior chiarezza:  quale sarà la politica energetica (la sinistra cosa pensa delle centrali nucleari?), come difendere concretamente il lavoro, come contrastare lo scandaloso sfruttamento dei giovani lavoratori? Quali politiche ambientali? Ci sarà  un salario minimo per legge e una maggiore tutela delle fasce deboli della popolazione?

Il coraggio dovrebbe portarci a dichiarare  senza  se e senza ma che la cittadinanza, concessa con regole chiare e rigorose, è un diritto per i cittadini stranieri e un dovere di civiltà per uno Stato che beneficia anche della presenza di persone giunte da altri paesi.

Ho molto apprezzato la testimonianza resa da numerosi sindaci giunti a Monza per dire quanto sia complicato governare e per manifestare con autentica passione l’amore per la propria città e per i propri cittadini. 

Se andremo a votare qualcosa accadrà. Se, al contrario, sceglieremo di lamentarci e di protestare attraverso i social o dentro le mura di casa nostra,  allora rafforzeremo l’idea di chi nulla vuole cambiare  e quella cultura che concepisce e promuove un individuo che basta a se stesso.

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