Oscar Wilde e William Shakespeare protagonisti al Binario 7

Giovedì 31 gennaio al Teatro Binario 7 primo appuntamento del ciclo di incontri “I dialoghi dell’arte”  – Oscar Wilde a cura della storica dell’arte Simona Bartolena con la partecipazione dell’attore Alessandro Pazzi.

Dalla prosa di “Il ritratto di Dorian Gray” alla scrittura teatrale de “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, passando per il patrimonio di aforismi, per le poesie, per i saggi. Sarà lo scrittore irlandese Oscar Wilde a inaugurare la rassegna: appuntamento, a ingresso gratuito, in sala Picasso  alle ore 21.

Sul palco la storica dell’arte Simona Bartolena e l’attore Alessandro Pazzi. Il tema letterario ha sempre affascinato gli artisti, ma talvolta anche l’influenza delle arti visive è stata determinante per la creatività degli scrittori. Questa serie di incontri gioca sul rapporto tra i due universi, accostando la lettura di brani tratti dalle più celebri opere dei letterati di tutti i tempi a percorsi iconografici storico-artistici a essi ispirati o che, al contrario, ne hanno costituito una fonte di ispirazione. In una conduzione a due voci, alternando i punti di vista, le serate – pensate sia per un pubblico di neofiti che di appassionati e addetti ai lavori – propongono un modo nuovo, interessante e soprattutto molto piacevole di indagare la storia dell’arte e della letteratura di tutti i tempi.

Dall’1 al 3 febbraio andrà in scena La dodicesima notte un classico di William Shakespeare. Commedia degli equivoci. Commedia degli inganni. Commedia della comunicazione contraffatta, ambigua e celata

L’amore, il desiderio e il possesso. Sono questi i motori dell’opera shakespeariana, della mascherata in grande stile che sarà rappresentata sul palco. Ne “La dodicesima notte” i discorsi dicono altro da quello che dovrebbero significare, così come le persone, che non sono chi dicono di essere. Si tratta di una commedia di verità nascoste e camuffate, per una grande carnevalata invernale che non può che concludersi in un’epifania di rivelazioni e sorprese.

Se per alcuni personaggi il costume e la maschera sono quelli indossati concretamente, come nel caso di Viola, per altri a essere mistificati sono le parole e il linguaggio. E proprio un travestimento è la scintilla primaria del caos: quello scelto da Viola, che indossa abiti maschili e che si finge Cesario. Il girotondo, perverso, si innesca subito. Perché Viola/Cesario si innamora di Orsino, Orsino è innamorato di Olivia e Olivia si innamora di Cesario/Viola. La miccia continua a bruciare: Viola mistifica il proprio aspetto in maniera evidente e inganna tutti, ritrovandosi poi tra due fuochi, Orsino e Olivia: la menzogna rischia di ritorcersele contro. Ma il grande beffato, la grande vittima sacrificale sull’altare dell’equivoco è Malvolio, servo di Olivia, che viene indotto a credere che la padrona lo ami, in un crescente delirio di falsità ben architettate da Maria, Sir Andrew e Sir Toby , che lo condurranno quasi a perdere la ragione.

Tra tutti aleggia Feste, il matto, il fool, la voce del bardo, che ride e scherza al di sopra dei giri a vuoto, dei meccanismi celibi, in cui si incastrano e arrancano tutti i personaggi. Il suo è un sorriso amaro, però, un po’ dolente. Compassionevole. A volte quasi rassegnato. Dopo Pene d’amor perdute 50’s e Otello, la compagnia PianoinBilico prosegue la sua indagine nell’opera di Shakespeare.

 

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