di Daniela Zanuso
Nasce a Parigi il 25 gennaio 1874 da genitori inglesi, ma è presto segnato dalla morte prematura della madre e, due anni dopo, da quella del padre. Viene mandato in Inghilterra da uno zio sacerdote Vicario nel Kent, ma il suo trasferimento è traumatico e la condizione di rigidità e repressione educativa alla quale William è sottoposto, lo rende ancora più chiuso ed infelice. Il percorso scolastico sfocia nello studio della Medicina, non per scelta sua che aveva già velleità di scrittore, ma per scelta dello zio che, riluttante, optò per una opzione diversa da quella che avrebbe voluto per lui.
William Somerset Maugham avrebbe dovuto intraprendere la carriera di avvocato, che era stata quella del padre e che era dei suoi tre fratelli maggiori, ma il trauma del cambiamento gli aveva creato un fastidioso disturbo di balbuzie, un inconveniente che, anche se non grave, avrebbe precluso la sua carriera.
Il successo del suo primo romanzo Liza di Lambeth lo induce ad abbandonare la carriera di medico e nonostante le grandi difficoltà economiche preferisce andare a Parigi e vivere in quell’ambiente bohémien che farà da sfondo al suo romanzo più noto Schiavo d’amore.
Durante la prima guerra mondiale entra a far parte del Secret Intelligence Service di Sua Maestà.
E’ un narratore di gran classe, il suo stile è elegante, scorrevole, ma la sua visione decisamente cinica e dura della vita fa di lui uno scrittore freddo e pessimista che, con la sua ironia, è capace di delineare personaggi corrotti e imprevedibili ma anche ricchi di umanità.
Da Maupassant impara il naturalismo, quella capacità di descrivere con maestria la realtà sociale e psicologica. Il suo occhio spietato sa mettere a nudo i vizi e le intime tragedie dei suoi personaggi, i fallimenti di un pittoresco campionario umano e tutto ciò conferisce un tocco di profonda amarezza ai suoi racconti.
Ne “La luna e sei soldi”, biografia rivisitata del pittore Paul Gauguin, Maugham riesce a descrivere in modo passionale e quasi primitivo il fascino a volte perverso dell’arte e di come si possa, anzi si debba, fuggire da una vita monotona e insignificante in nome di essa.
Nonostante alcune critiche negative (qualcuno lo definiva il più importante degli scrittori minori), il successo strepitoso dei suoi libri e delle opere teatrali, gli consente alti guadagni e la possibilità di viaggiare molto soprattutto in Oriente, che sarà per lui fonte di ispirazione per numerosi altri successi: Il velo dipinto, Ombre malesi, Pioggia ed altri racconti, Il filo del rasoio per citare solo i più famosi.
E’ il primo a godere dei vantaggi economici che molti dei suoi romanzi gli procureranno perché trasposti in opere cinematografiche. La morte per tubercolosi lo coglie nella sua amatissima Francia, a Cap Ferrat, in Costa Azzurra, nel 1965.