Le due navi, carboniere nella fattispecie, contenevano a bordo un cospicuo quantitativo di bestiame che Giorgio III, re di Inghilterra, avrebbe voluto dare in dono agli isolani dei mari del sud. Pecore, bovini, caprini, nonché il più diffuso pollame. Doni quanto mai comuni, dal terzo viaggio di Colombo verso il Nuovo Mondo in poi, data la dieta povera di proteine che caratterizzava le popolazioni indigene incontrate, conosciute e poi sottomesse. Conigli, armadilli e null’altro. A tale carico, si aggiunsero giacche in kersey, gilet, calzoni, mutandoni in linsey, camicie a quadri, abbinate a mutande con lo stesso disegno, calze, cappellini in lana pettinata, cappellini olandesi e infinite paia di scarpe.
Un equipaggio di 70 uomini, oltre ad astronomi, falegnami, botanici e Omai, il nativo dell’isoladi Raiatea, appartenente all’arcipelago delle Isole Sottovento, nell’Oceano Pacifico, che era stato portato a Londra da Cook alla fine del suo secondo viaggio e che avrebbe dovuto essere riportato verso le sua terra natia. Omai fu il pretesto che l’Ammiragliato utilizzò per finanziare la spedizione, capitana da James Cook, alla volta del Pacifico. Una smascherabile copertura, null’altro, per nascondere il piano reale che prevedeva di inviare Cook alla scoperta del sognato passaggio a nord-ovest del continente americano, riuscendo così a monopolizzare una rotta non ancora cartografata, non ancora salpata: una rotta di nessuno.
Così, l’11 luglio del 1776, due navi, l’una comandata da Cook, l’altra sotto la guida di Charles Clerk, si lasciarono alle spalle Plymouth. Poi Città del Capo, seguita da Tenerife ed infine la Nuova Zelanda. Omai fu restituito alla sua terra, e le navi salparono nuovamente scoprendo l’arcipelago hawaiano, per poi raggiungere la costa del Pacifico del Nord America. I due comandanti tracciarono la costa attraverso lo stretto di Bering, prima di incontrare il ghiaccio artico, ostacolo insuperabile. I capitani, decisero così di ritirarsi verso le Hawaii, per superare l’inverno.
Un caloroso saluto da parte degli isolani che, a causa di coincidenze riportate dai racconti di viaggio dei membri dell’equipaggio, scambiarono Cook per il dio Lono, festeggiato proprio in cui momenti. Poi una ripartenza, un trinchetto di una delle due navi rotto ed infine un ritorno, considerato inopportuno e fuori luogo, dagli abitanti delle isole da poco lasciato. Uno scontro che pareva inevitabile e Cook, nel novembre del 1779, perse la vita.