13 agosto 1899: nasce Alfred Hitchcock

di Mattia Gelosa

Se esiste un pugno di registi che anche i meno acculturati di cinema conoscono, sicuramente Hitchcock ne farebbe parte: magari tra i più giovani persino Psycho è solo un titolo sentito grazie alla recente serie TV Bates Motel o  in qualche mass media, ma praticamente tutti conoscono quest’uomo e la sua passione, il thriller.

Alfred Hitchcock è uno dei più famosi e talentuosi registi che il cinema ci abbia regalato, una di quelle persone che l’arte in qualche modo la reinventano, proprio come lui ha rivoluzionato il thriller e la suspense, fondendoli al cinema autoriale come fece Fritz Lang con M nel 1931.

Il già citato Psycho è la vetta di una carriera costellata da perle: la scena del delitto della doccia è ormai imitatissima e molti ancora oggi hanno i brividi nel momento in cui Lila scende nella cantina della casa di Norman.

Come detto, però, opere come Delitto perfetto, La finestra sul cortile, L’amante perduta, Gli Uccelli, L’uomo che sapeva troppo  e soprattutto Vertigo- La donna che visse due volte non sono decisamente da meno.

Qual è stato il segreto di questo signorotto inglese, un po’ snob e molto in carne, per diventare universalmente riconosciuto come “maestro del brivido”?

Alfred_Hitchcock's_PsychoSicuramente una cura minuziosa e maniacale di ogni particolare del film e delle riprese: ogni inquadratura e ogni movimento di macchina sono sempre calcolati per trasmettere mistero, inquietudine, per rendere una certa luce e una certa posa più sinistre del normale.

“Il tutto è più della somma delle sue parti” dice la teoria visiva della Gestalt, così nei film di Hitchock ogni immagine racchiude significati o simboli che noi percepiamo magari inconsciamente e che ci suscitano emozioni.

La grande cura per le riprese lo portò anche a realizzare effetti visivi molto all’avanguardia per l’epoca, come il noto effetto vertigine de La donna che visse due volte, fusione di uno zoom e di una carrellata, che è entrato nel dizionario cinematografico proprio col nome di Effetto Vertigo.

In un thriller, però, si sa bene che l’immagine non può essere tutto e così Hitchcock vuole sempre storie e sceneggiature perfette, anzi, le ritiene la base di ogni buon lavoro e tutto diventa così in funzione della storia, mai puro artificio.

Forse è questo uno degli ingredienti fondamentali del successo eterno, il fatto che se oggi il bianco e nero a tanti non va giù, almeno abbiamo vicende intriganti e incastri perfetti tra tutte le situazioni della storia, componenti che oggi troppo spesso accantonate in favore di scene di puro effetto spettacolistico.

Impossibile in un articolo riassumere una carriera come la sua, che soffre solo l’assurda mancanza di premi Oscar per le opere, ma premiata comunque con l’ Oscar alla memoria nel 1968.

Ingiusto, invece, prendere in esame qualcuno dei suoi film e descriverne in breve la trama e i pregi, ci sarebbe troppo da tagliare.

Il mio consiglio sarebbe quello di vederseli davvero tutti, con calma, apprezzando appunto la perfezione delle inquadrature, delle luci, della fusione tra immagine e musica, la bravura degli attori che ha saputo far diventare star, come James Stewart o Norman Bates, di leggere il libro di Truffaut che scrive del loro incontro.

Cominciate pure con i suoi film più famosi, in questo caso davvero sono anche i più belli, ma non perdetevi anche piccole perle come La congiura degli innocenti o Io ti salverò.

 Insomma, vi consiglio davvero di conoscere e studiare quest’omone d’altri tempi che si divertiva dietro la macchina da presa e, per chi ha l’occhio attento, spesso anche davanti!

 

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