17 febbraio 1984: la prima di “C’era una volta in America”

di Giacomo Laviosa

La prima visione del film non ancora in versione definitiva, ebbe luogo a New York. La reazione del  pubblico americano non fu positiva: l’aspetto onirico e fiabesco non venne compreso. La struttura asimmetrica non cronologica del film risultava difficile, con continui flashback e flashforward in un film della durata impegnativa di quasi 4 ore.Per questo, conoscendo il pubblico americano, il distributore americano del film, Alan Ladd Jr, suggerì l’ipotesi di drastici tagli, nonchè di rimontare il film in ordine cronologico lineare, restituendo semplicità a tutta la vicenda. Ovviamente Sergio Leone si oppose, per quanto nelle sue possibilità, ma l’edizione rielaborata ed accorciata uscì comunque. Il regista ha sempre dichiarato di non aver mai voluto vedere questa  versione mutilata.

Fu alla presentazione fuori concorso al festival di Cannes che, finalmente, il film ricevette il meritato successo di pubblico, nella versione  originale del regista. Non appena si spensero le luci della grande sala, il pubblico si accorse immediatamente di trovarsi di fronte a un film  molto diverso da ciò che immaginava, assistendo a una profonda sinfonia che appassiona, emoziona, commuove, intersecando tre epoche diverse senza  soluzione di continuità. Alla fine gli applausi sembrarono interminabili.

Sergio_LeoneSergio Leonedichiarò:”C’era una volta in America è soprattutto un film intimista, è uno sguardo sul cinema e su me stesso. Mi interessava essenzialmente  mostrare il cinema per quello che mi era apparso nelle sue componenti, lo spettacolo innanzitutto, il godimento, l’illusione, il riflesso, la ripetizione fatale delle scene madri, lo sguardo e il gioco. Mi piace lasciare allo spettatore aperta la possibilità del dubbio, di fargli credere  che una cosa può essere interpretata in una maniera e in un’altra. Forse anche per questo ho voluto sempre ricercare uno spunto, per contrasto, proprio dall’America, un mondo che spesso, anche convenzionalmente è stato considerato ingenuo e fanciullesco.”

Ancora il regista:”Con C’era una volta in America ho voluto ritrovare il contatto giovanile con l’America del Mito e ora posso dire di essere contento di aver dovuto attendere più di quindici anni per realizzarlo. Questo tempo è stato importantissimo e me ne sono reso conto quando ho visto il film terminato. Se l’avessi fatto prima sarebbe stato solo un film in più, ora posso dire che è il film di Sergio Leone. Questo film sono io. Non sarebbe stato questo se lo avessi girato a quarant’anni, perchè è un film sulla memoria, sulla solitudine, la morte e il tempo che passa.”

Giacomo Laviosa
De_niro_america
L’ultimo fotogramma del cinema di Sergio Leone
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