17 giugno 1970: la partita del secolo, Italia-Germania 4 a 3

Gli amanti dello sport se lo ricordano ancora, perché quel giorno è rimasto scolpito nella memoria collettiva e lo si ricorda come uno degli eventi più significativi del XX secolo e verrà consegnato alla leggenda al pari di avvenimenti come lo sbarco sulla luna o la caduta del muro di Berlino o l’11 settembre. E anche chi non c’era, per impossibilità anagrafica, sa di cosa stiamo parlando.

Il match fu definito “la partita del secolo”, come ricorda la targa esposta fuori dallo stadio Atzeca di Città del Messico, che cita:” Lo stadio Azteca rende omaggio alle selezioni di Italia e Germania, protagoniste nel Mondiale del 1970, della partita del secolo”. Erano i tempi in cui il mondiale si chiamava Coppa Rimet, dal nome di Jules Rimet, dirigente sportivo francese passato alla storia per aver ideato, nel 1930,  il mondiale di calcio.

Lui stesso aveva stabilito che la coppa Rimet sarebbe appartenuta alla squadra che l’avesse conquistata per tre volte. Ed erano anche i tempi in cui il mondo era diviso in due blocchi e di Germanie ce n’erano due: l’Italia disputò la partita contro la Germania Ovest.ITALIA-GERMANIA

Sono le 18 in Messico, mezzanotte in Italia. Complice la chiusura delle scuole molti ragazzi e bambini dell’epoca, compreso il sottoscritto, rimangano svegli per la partita. Lo schermo è in bianco nero, ma le emozioni di infiniti colori. All’8’ Boninsegna trova un varco tira ed è gol. Poi i tedeschi infuriano: attacchi ripetuti da ogni parte, la difesa dell’Italia pare la linea gotica e Albertosi fa i miracoli. Emozioni a non finire. All’83’ Albertosi  tenta un rinvio, ma la palla finisce sulla schiena di Grabowski: il rimbalzo favorisce Muller e,  non si sa per quale miracolo,  la palla esce e Muller entra in porta.  Al 92’,  ironia della sorte, Grabowski mette al centro dell’area un cross e Schnellinger, terzino del Milan, incrocia in sforbiciata e segna il pareggio. Indimenticabile la voce laconica di Nando Martellini che pare l’eco dei sentimenti di tutta Italia.

E, nei tempi supplementari, inizia il mito: segna Muller su errore di Poletti. E’ finita. Impossibile rimontare la grande Germania. Ma l’Italia fa il miracolo. Ci pensa Burnich e subito dopo Riva. Finisce il primo tempo supplementare 3 a 2 per noi. Si soffre, ma forse si può fare. Tornano gli assalti dei panzer. Albertosi è costretto agli straordinari. Al 7’ del secondo tempo la Germania pareggia: è Muller a darci il dispiacere.  Rivera sulla traiettoria non devia la palla. Albertosi lo rimprovera e Rivera sul palo pronuncia le leggendarie parole: “vado di là e segno”. Passano 60 secondi ed ecco il capolavoro: Rivera riceve da Bonisegna   fa una finta Maier abbocca, portiere da un lato palla dall’altro 4 a 3  ed è leggenda.

Fabrizio Annaro

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